Barneys New York ha presentato un’istanza di fallimento lo scorso 6 agosto. La catena di grandi magazzini di lusso, da tempo nella morsa di una rovinosa crisi dovuta al caro affitti, a un calo delle vendite e all’ascesa dello shopping online, si è appellata al Chapter 11 della legge fallimentare statunitense, che garantisce supporto alle imprese in dissesto finanziario, per richiedere un piano di ristrutturazione.
Grazie a quest’ultimo, il luxury retailer americano fondato nel 1923 ha ottenuto un finanziamento ponte da 75 milioni di dollari (circa 67,5 milioni di euro) dalle società affiliate Hilco Global e Gordon Brothers Group il quale, insieme a un flusso di cassa operativo, consentirà all’azienda di far fronte agli impegni finanziari volti a scongiurare il rischio di liquidazione.
Barneys chiuderà 15 dei 22 negozi, tra cui la sede di Chicago, Las Vegas e Seattle, oltre a cinque concept store minori e sette punti vendita di Barneys Warehouse. A portare avanti le attività saranno i negozi di New York, Beverly Hills, San Francisco e Boston, nonché i concept store di Woodbury Common e Livermore. Il sito di e-commerce del brand rimarrà attivo.
Il processo, come dichiarato in un comunicato stampa ufficiale da Daniella Vitale, CEO di Barneys, “fornirà alla società gli strumenti necessari per condurre un processo di vendita, rivedere i nostri contratti di locazione attuali e ottimizzare le nostre operazioni”.
I giorni passati, la stampa internazionale aveva fatto circolare l’indiscrezione che tra i potenziali acquirenti di Barneys ci fosse Farfetch, voce in seguito smentita dallo stesso gigante dello shopping online in una nota ufficiale.