La maison francese Sonia Rykiel entra in liquidazione con effetto immediato. A dare la notizia è Business of Fashion, spiegando che il Tribunale commerciale di Parigi ha rifiutato l’unica offerta arrivata per l’azienda da parte di Lévy, gruppo parigino attivo nel real estate e nel settore medico, il cui piano “includeva – si legge sulla testata specializzata – un focus sul digitale e il disinvestimento dal flagship store di Boulevard Saint-Germain”. Sonia Rykiel ha 134 dipendenti. I sei punti vendita della griffe in Francia e nel Principato di Monaco, così come la proprietà intellettuale e gli archivi, verranno venduti.
La maison fondata nel 1996 è entrata in amministrazione controllata lo scorso maggio. First Heritage Brands, proprietaria del brand francese, aveva nel frattempo dato il via alla ricerca di un investitore o di un acquirente per il brand. La griffe è passata nel 2012 sotto il controllo della famiglia cinese Fung, del manager Jean-Marc Loubier e del fondo di Singapore Temasek, riuniti nella società First heritage brands, che oggi detiene anche lo storico marchio belga di pelletteria Delvaux.
Agli inizi di luglio, la stampa internazionale aveva parlato di una corsa a tre per rilevare il brand. Tra i nomi papabili figurava quello di Emmanuel Diemoz, ex CEO di Balmain e, appunto, quello degli imprenditori Nicole Lévy e Julien Sedbon. Questi ultimi, riporta Fashion United, “hanno offerto 200.000 euro per rilevare l’azienda che volevano rilanciare su Internet. Ma il dossier non ha fornito garanzie finanziarie sufficienti agli occhi dei due amministratori giudiziari: Hélène Bourbouloux e Abitbol & Rousselet”.
Quanto accaduto al brand Sonia Rykiel si affianca ai diversi i casi in cui operazioni condotte da conglomerate asiatiche si sono tradotte in false partenze. Tra i passi falsi più eclatanti degli scorsi anni, senz’altro c’è quello di Lanvin (l’acquirente in quel caso era taiwanese), ma anche quello dell’insegna britannica House of Fraser. Quest’ultima è stata rilevata dal taycoon Mike Ashley nell’estate 2018, dopo che il precedente proprietario Nanjing Cenbest, parte del conglomerato cinese Sanpower, aveva ufficializzato l’insolvenza e l’avvio della procedura di Cva (company voluntary agreement).