Chanel continua a investire sulla filiera, e questa volta torna a fare shopping in Italia. Stando a quanto riportato da Mf, e poi confermato direttamente dall’azienda, la griffe ha acquisito la conceria toscana Samanta, azienda attiva nel distretto delle pelli di Santa Croce, nello specifico a Ponte a Egola, frazione del comune di San Miniato (Pisa). Il marchio francese, lo scorso settembre, aveva finalizzato l’acquisizione del 100% della conceria spagnola Colomer, deal che ha seguito il controllo della maggioranza di Megisserie Richard nel 2016 e l’acquisto della francese Bodin-Joyeaux nel 2013.
Chanel ha confermato l’acquisizione in uno statement, senza però rivelarne i termini economici. “Le due imprese hanno deciso di collaborare a stretto contatto affinché Samanta possa continuare a sviluppare la sua offerta unica, riconosciuta dai più grandi nomi del lusso. Per Chanel, la competenza e le capacità tecniche di Samanta sono un vero valore aggiunto per la filiera della pelle nel suo complesso”, recita la nota. “Conformemente alla strategia di Chanel in questo tipo di operazione, la Conceria Samanta continuerà a collaborare con tutti i suoi clienti. Questo approccio multi-cliente consente uno sviluppo continuo del know-how e delle capacità di innovazione dell’azienda”.
Samanta, fondata negli anni 70 da Attilio Gronchi, è specializzata nelle pelli di vitello, sia per accessori sia per l’abbigliamento, ed è da tempo fornitrice della maison francese. Tra le particolarità del suo prodotto, la stampa effetto rettile e pregiato, lavorazione che potrebbe essere stata considerata strategica per la sostituzione di alcuni materiali in collezione dopo l’addio ai pellami esotici annunciato da Chanel alla fine dello scorso anno.
Il gruppo d’Oltralpe da 11,1 miliardi di dollari di ricavi nel 2018 (+10,5%) dà prova da anni di voler rafforzare il proprio controllo sui produttori dei più disparati settori. Sempre in Italia, la griffe aveva rilevato due calzaturifici, Roveda e Gensi, rispettivamente nel 1999 e nel 2015. Nel campo dell’orologeria, è entrata nel capitale di Kenissi, produttore ginevrino di pezzi di ricambio di alta gamma, mentre in quello della seta, nel 2016 aveva ufficializzato l’ingresso nel capitale di ben quattro specialisti.
In una recente intervista, Didier Bonnin Castellarin, alla guida della filiera calzature del gruppo francese, aveva raccontato a Pambianco Magazine la strategia di integrazione dei fornitori. Il manager aveva sottolineato da un lato, l’importanza di garantire alle aziende acquisite un “altissimo livello di autonomia nell’organizzazione delle operazioni e delle decisioni commerciali”, dall’altro la volontà di “supportare l’azienda, incrementandone le capacità interne ed esterne e migliorandone i processi produttivi”, tramite una partecipazione nel loro capitale.