Non più solo Spagna. Il childrenswear iberico ha un nuovo protagonista: il Portogallo. Il Paese sta mettendo in atto una serie di strategie per veicolare il crescente business legato all’abbigliamento per bambini sia in patria sia all’ombra di Ponte Vecchio.
Il kidswear made in Portugal, dunque, prende piede su due fronti. Per la prima volta durante l’ultima edizione della Portugal Fashion Week sono stati inseriti in calendario alcuni marchi locali specializzati nell’abbigliamento per bambini. Poche settimane fa, Pitti Bimbo ha ospitato l’evento ‘Kids.Modaportugal’ organizzato dal Cenit, divisione internazionale dell’Associazione Portoghese dell’industria dei Produttori di Abbigliamento e Apparel (Anivec), finalizzato alla promozione della moda e dell’industria portoghesi sui mercati internazionali. Ben 26 aziende hanno esposto all’interno della Fortezza da Basso le proprie collezioni, sei di queste sono state protagoniste di una sfilata collettiva: Cherry Papaya, Knot, Laranjinha, Patachou, Phi Clothing, Play Up. “Era necessario dare maggiore visibilità al kidswear portoghese perché finora ci siamo concentrati solo su uomo e donna, è un settore che sta crescendo”, ha spiegato a Pambianco Magazine Luís Figueiredo, CEO del marchio Laranjinha nonché VP di Anivec, main partner della Portugal Fashion Week. “Negli ultimi 5 anni il kidswear è cresciuto del 5% ogni anno. Il 15% della nostra produzione d’abbigliamento per bambini è rivolta al mercato interno, ma il restante 85% viene esportato con successo. Tra i Paesi più importanti ci sono l’Italia, l’Inghilterra e gli Stati Uniti”. “L’industria tessile dedicata al kidswear si sta ampliando e ciò ci ha spronato a dare maggiore spazio alle aziende locali introducendo alcune sfilate all’interno del calendario della Portugal Fashion Week e un talk con vari attori della filiera che ha incluso anche influencer e genitori. Ci sono molte persone coinvolte nell’abbigliamento per bambini, ora c’è bisogno di puntare i riflettori sulle nostre realtà non solo dal punto di vista commerciale, ma anche in termini di comunicazione e promozione”, ha spiegato Paula Correia Morais, general director di Anje, Associação Nacional de Jovens Empresários. “Ora – conclude Figueiredo – stiamo iniziando a lavorare per migliorare il nostro impegno ecosostenibile, non limitandoci ad utilizzare fibre organiche, ma anche riciclando vari materiali, sperimentando nuove soluzioni, limitando l’utilizzo di acqua. Oggi i genitori più giovani sono più attenti alla produzione dei capi e, allo stesso tempo, meno disposti a spendere grandi somme per il childrenswear, si preferisce acquistare meno capi ma di migliore qualità”.