La moda accelera nel 2018, senza però impressionare. Secondo una recente analisi di Pambianco Strategie di impresa sull’andamento dei principali gruppi e aziende della moda italiana nello scorso anno, le principali 25 aziende del comparto hanno totalizzato un fatturato complessivo di 43,6 miliardi, in crescita del 4,8% sul 2017. L’ebitda si è attestato a 8,2 miliardi, ovvero al 22,4% dei ricavi complessivi. A fare bene non soltanto il lusso, ma anche le aziende del cosiddetto lusso democratico. Sul gradino più alto del podio, in termini di fatturato, c’è Luxottica (8,9 miliardi), seguita da Gucci (8,2 miliardi) e Prada (3,1 miliardi). Seguono Armani, Calzedonia e Max Mara; e ancora, Otb, Moncler, Ovs e Ferragamo, a chiudere la ‘top 10’.
A spiccare per il segno più, sia sotto il profilo dei fatturati sia della redditività ci sono, tra gli altri, Moncler, che ha chiuso l’esercizio con un turnover in aumento del 19%, Brunello Cucinelli dell’8,1%, Dolce&Gabbana del 4,3 per cento.
Scorrendo l’intera classifica però, fa notare David Pambianco al Corriere Economia, “il quadro è indicativo di una situazione generale della moda italiana non così ottimistica. La riflessione da fare è che il modello del business italiano del fashion è ancora troppo piccolo per dimensioni in un mercato competitivo globale, e forse sconta anche una certa inesperienza da un punto di vista della digitalizzazione del business”.