Jumia, definito l’Alibaba o l’Amazon africano, ha debuttato, come anticipato lo scorso mese di marzo, sul Nyse con un rialzo del 75%, per una valorizzazione della società di circa 1,5 miliardi di dollari. Si tratta del primo e-commerce africano quotato a New York.
A termine della prima giornata di contrattazioni, l’e-tailer ha superato i 25 dollari per azione, dal prezzo iniziale di 14,50 dollari. Sul mercato sono andati 13,5 milioni di azioni.
Fondato nel 2012 da Sacha Poignonnec e da Jeremy Hodara, Jumia ha sedi a Lagos, in Nigeria, e a Berlino. Opera in 14 nazioni africane, presentando i prodotti di oltre 40mila venditori e contando più di 4 milioni di clienti l’anno, 550 milioni di visitatori e oltre 13 milioni di pacchi processati nel 2018.
Tra gli investitori figurano, tra gli altri, Rocket Internet, Mtn (la più grande compagnia di telecomunicazioni e telefonia mobile in Africa), Orange e Goldman Sachs.
La formula di Jumia prevede la vendita di articoli di abbigliamento, accessori, beauty, high tech e di altri settori, oltre a una serie di servizi, che vanno dalle consegne di pasti a domicilio alla prenotazione di voli e soggiorni, fino alla spesa online in sinergia con Carrefour.
Il fatturato dell’azienda di Lagos ha registrato, lo scorso anno, una crescita del 40%, sfiorando i 147,3 milioni di dollari, ma secondo la Bbc l’azienda avrebbe accumulato in questi anni perdite per quasi 1 miliardo di dollari. Inoltre, la concorrenza starebbe correndo ai ripari: sempre la Bbc fa notare che Dhl ha appena lanciato una app che permette ai consumatori di 11 Paesi del Continente Nero di comprare direttamente dai global retailer.
In Africa, le vendite online sono pari a 16,5 miliardi di dollari (dato 2017), con la previsione di salire a 29 miliardi nel 2022.