Procedura concorsuale in Italia per Roberto Cavalli, che si prepara, inoltre, alla liquidazione delle operations in Nord America. La maison ha presentato al Tribunale di Milano la domanda di ammissione alla procedura di concordato preventivo in continuità. La richiesta, spiega la stampa italiana, è funzionale a gestire e superare la fase di criticità attraverso una procedura che potrebbe tuttavia portare alla sospensione di alcune attività in paesi esteri.
E il primo atto sembra proprio essere il ‘capolinea americano’. A diffondere la notizia è Business of Fashion, secondo cui la chiusura dei punti vendita americani della griffe (meno di dieci full-line store e alcuni outlet, ndr) sarebbe parte della strategia di profonda ristrutturazione delle attività aziendali. “Conseguentemente a questi cambiamenti – si legge su Business Of Fashion – diversi corporate executives, incluso il CEO della divisione statunitense, Salvatore Tramuto, hanno dato le dimissioni. Il team Usa, che conta poco più di 90 impiegati, è stato informato il 22 marzo scorso che il business nordamericano, che opera come Art Fashion Corp, era insolvente e che avrebbe dovuto chiudere tutti i punti vendita”.
A fornire queste informazioni alla testata di moda è stato un “senior-level executive” direttamente coinvolto. Una spokeperson di Cavalli ha inoltre confermato l’avvio della procedura di Chaper 7 (che, secondo la legge fallimentare americana, prevede la liquidazione dei beni del debitore e distribuzione degli eventuali proventi ai creditori, ndr) da parte di Art Fashion Corp.
Ad oggi, le attività legate all’e-commerce americano sarebbero state temporaneamente interrotte, fino a quando la logistica potrà essere dirottata sull’Europa. “Negli ultimi 5 anni – continua Business of Fashion – Art Fashion Corp ha operato in perdita”. Nel 2018 il rosso si attestava sui 17,8 milioni di dollari (circa 16 milioni di euro)”.
Lo stop delle attività negli Stati Uniti è solo l’ultimo capitolo della fase di difficoltà che il gruppo Roberto Cavalli sta vivendo. In Italia, appunto, il CDA della griffe, per salvaguardare l’operatività e la continuità aziendale, ha deciso all’unanimità di presentare al Tribunale di Milano la domanda di ammissione alla procedura di concordato preventivo in continuità. Il board di Cavalli ha preso atto del proseguimento dei contatti in corso fra gli attuali azionisti e alcuni soggetti che hanno manifestato interesse “per un possibile intervento per dotare la società delle risorse necessarie al superamento dell’attuale stato di tensione finanziaria”, ha spiegato la società. Il Tribunale, nell’esaminare la richiesta, stabilirà il periodo di durata del procedimento durante il quale la società manterrà aperto il confronto con tutti i soggetti e le autorità preposte per definire i dettagli delle eventuali iniziative da assumere
Quanto al mercato americano, il Chapter 7 di Cavalli arriva a poche settimane dalla richiesta di protezione dai creditori, con la procedura di Chapter 11, avanzata da Diesel Usa Inc, divisione americana dell’italiana Diesel Spa. In quest’ultimo caso, il documento presentato dall’azienda alla corte del Delaware è però inclusivo di un piano di ristrutturazione che al momento non prevede la chiusura dei punti vendita del brand. Al contrario, i documenti presentati in tribunale tracciano una strategia di rilancio del marchio Diesel negli Stati Uniti, compresa l’apertura di nuovi negozi e l’adeguamento di alcuni vecchi store che diventeranno meno onerosi da gestire. La richiesta di Diesel Usa prevede inoltre un aspetto particolare. Tra gli impegni assunti ufficialmente dall’azienda, infatti, c’è quello di consentire a ogni classe di creditore il recupero del 100% della propria esposizione.