La scelta con cui Calvin Klein, a inizio marzo, ha scritto la parola fine al proprio prêt-à-porter, non segna semplicemente una svolta per il marchio americano del gruppo Pvh. Innanzi tutto, conferma la fase di profondo ripensamento che sta attraversando la moda a stelle e strisce, compressa tra la voglia di upgrade luxury e la galoppata dello sportswear, fase che lascia prevedere che i colpi di scena non siano terminati. Ma la mossa di Calvin Klein fa riflettere su un altro messaggio che arriva dall’altra parte dell’Oceano: la grande velocità del cambiamento. Calvin Klein è passato, nel giro di due anni, dal reclutamento di uno dei più quotati stilisti in circolazione (Raf Simons) per spingere verso l’alto la propria collezione di punta, alla strada diametralmente opposta: la collezione non ha funzionato per un paio di stagioni, ed ecco che è arrivata non solo la rottura con Simons, ma addirittura la chiusura dello storico pap del marchio. Una simile rapidità e profondità di cambiamento si è registrata, di recente, nel riposizionamento di Abercrombie & Fitch che, in un paio d’anni, ha ridisegnato il proprio Dna fino a rendere Hollister, quella che era la seconda linea, il vero motore del gruppo. Altresì, colpisce la decisione con cui si è mosso Michael Kors sul fronte delle acquisizioni: nel giro di un anno, tra l’estate 2017 e quella del 2018, si è comprato Jimmy Choo e Versace. Avviando, per quest’ultima, una ristrutturazione profonda della Medusa. Si tratta di spostamenti attuati con tempi impensabili per le dimensioni dei soggetti coinvolti. Almeno, considerando i parametri standard del mondo reale di ‘ieri’, in cui il solo ripensamento di una filiera distributiva, dal magazzino alle vetrine, per non parlare del wholesale, richiedeva intervalli di medio periodo. Tuttavia, spostarsi con tale ‘leggerezza’ oggi è invece possibile nella dimensione online che consente l’accelerazione dei messaggi, dei riscontri e, infine, della vendita del prodotto. Quando poi questa ‘seconda’ dimensione inizia a rappresentare una quota importante del business, allora diventa possibile superare ogni tradizionale freno al cambiamento. Oggi, negli Usa, il retail online è arrivato 500 miliardi di dollari, di cui circa un centinaio riconducibili a fashion e accessori. Questo valore spiega come mai Wall Mart, simbolo dei grandi magazzini Usa, negli ultimi tre anni sia divenuto uno dei primi e-tailer a Stelle e strisce. E perché Amazon è diventato il primo retailer di moda online negli Stati Uniti. Tutto scorre, diceva il filosofo. Ma, oggi, negli Stati Uniti, tutto scorre alla velocità (della luce) del web.