La spinta sostenibile riapre la partita del ‘made in’. La necessità di garantire la provenienza e il percorso del prodotto, rende più attuale che mai la tracciabilità delle produzioni. E Sistema Moda Italia ha anticipato a Pambianco magazine, nel numero in uscita, l’esistenza di un progetto, assieme a Euratex e Unece (la Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite), che ha tutte le carte in regola per riuscire là dove sono franati gli sforzi legislativi continentali degli anni scorsi. Anche perché il made in Italy ha dimostrato, a Pitti, di aver compreso l’importanza delle etichette green, fenomeno che ha invaso l’ultima edizione della fiera fiorentina.
La tracciabilità delle produzioni tessili e moda per anni ha rappresentato una battaglia del settore moda. Ma la strada è sempre stata in salita. Il tema era stato declinato nella proposta europea sull’indicazione di origine, il cosiddetto “made in” che però ha vissuto fasi alterne a Bruxelles. Dopo l’iniziale euforia, in pratica, è stata derubricata (e finita fuori dalle agende istituzionali) a causa dello scarso interesse dell’Europa o meglio dai Paesi del Nord Europa dell’Unione europea. Ora il tema, interpretato in modo differente, torna sulla scena, grazie anche a Sistema Moda Italia. Insieme ad Euratex, l’omologa europea del tessile e della confezione, Smi sta collaborando a un progetto che porta la firma di Unece, la Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (una delle cinque commissioni economiche che riportano al Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite), e dedicato appunto al tema della sostenibilità. Il progetto si intitola ‘Framework Initiative on Traceability for Sustainable Textile Value Chains’ ed è nato nel marzo 2018 per supportare l’iniziativa ‘Sustainable Development Goal 12 on responsible production and consumption’, gli obiettivi in materia di sviluppo sostenibile che gli stati membri delle Nazioni Unite si sono impegnati a raggiungere entro il 2030. Il documento in possesso di Smi, che è stato anticipato a Pambianco Magazine, spiega come l’iniziativa si rivolga ai settori tessile/abbigliamento e pelle, e abbia tre obiettivi. Da una parte, punta alla creazione di una piattaforma di dialogo che ha come destinatari i governi dei diversi Paesi, per la definizione di raccomandazioni di policy. Dall’altra, ed è qui che entra in campo Smi insieme ad Euratex, si sta studiando la definizione di un sistema di trasparenza per il settore tessile: l’idea è quella di dare vita a un codice che armonizzi i parametri della tracciabilità. Ultimo obiettivo del progetto di Unece è il supporto e abilitazione degli stakeholder per l’implementazione della tracciabilità, con azioni di sensibilizzazione e formazione, ovvero i governi, gli enti internazionali, le associazioni e le Ong.
Si parla di due anni di lavori dall’avvio, che dovrebbe coincidere con il lancio dell’iniziativa verso metà febbraio in un convegno Oecd (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) a Parigi.