L’industria della moda, una delle più inquinanti al mondo, vuole spostare il peso della propria incidenza sui cambiamenti climatici. Le conversazioni sul tema, sempre più frequenti nell’ultimo periodo, hanno fatto un ulteriore passo in avanti, almeno a livello di intenti. Alla conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici, la COP24, tenutasi ieri a Katowice, in Polonia, è stato infatti firmato ufficialmente un atto costitutivo del settore fashion che mira a ridurre l’impatto ambientale della filiera. La carta, ribattezzata Fashion Industry Charter for Climate Action, è stata firmata da retailer e maison del lusso, così come da brand del fast fashion e dell’activewear e da alcuni fornitori. Tra i nomi dei 43 firmatari, anche quelli di Stella McCartney, Burberry, Kering, Adidas ed H&M Group.
In linea con le linee dettate dall’Accordo di Parigi, la nuova carta include 16 obiettivi. Le aziende che hanno firmato, tra le altre cose, si impegnano a ridurre le emissioni di gas del 30% entro il 2030 (e a portarle a zero entro il 2050) e a favorire trasporti a basso impatto ambientale e materiali maggiormente sostenibili.