La “crescita garbata” dei ricavi e la “profittabilità sana”. L’attenzione costante al territorio e agli individui. L’“umanesimo digitale” da contrapporre al “rischio che la tecnologia ci rubi l’anima”. è così che il grande pubblico conosce Brunello Cucinelli. Indirettamente, attraverso le sue frasi che spesso sembrano tratte da un testo sacro, e che ancora più spesso citano, in effetti, grandi filosofi e pensatori. E anche Solomeo, il piccolo “borgo dello spirito” in provincia di Perugia diventato epicentro dell’azienda di cashmere, nell’immaginario collettivo assomiglia più a una cartolina, o a una delle tante campagne pubblicitarie che il marchio ha scelto di ambientare nella bucolica natura umbra, con tavolate imbandite tra i filari e fuochi accesi nei vigneti. Il rischio, in questi casi, è che i messaggi filosofici passino per meri esercizi dialettici, e che il cuore pulsante di un’azienda venga semplificato, e identificato solo con un bel panorama. Ma il rischio viene annnulato nel momento stesso in cui, a Solomeo, ci si va di persona: non appena si varca questo piccolo centro, si comprende immediatamente che all’immagine costruita e alle belle parole corrisponde una realtà che permea profondamente l’ambiente circostante e le persone. È forse questo il motivo per cui, all’inizio di settembre, Brunello Cucinelli ha voluto invitare ‘a casa sua’ un numero impressionante di giornalisti, 500 da tutto il mondo. Formalmente, per presentare il coronamento del progetto di riqualificazione della valle umbra attorno a Solomeo, svolto gomito a gomito con l’architetto Massimo de Vico Fallani. Nei fatti, con questo maxi evento Cucinelli, che proprio in quei giorni spegneva 65 candeline e che quest’anno festeggia i 40 anni di attività, lanciava dal palco anche un altro messaggio: che il valore, anche economico, del suo marchio, risiede tutto in questo piccolo borgo. E i numeri della sua azienda, a sei anni dalla quotazione in Borsa, danno ragione alla sua visione. Secondo Mediobanca, la valutazione è impressionante: a fine agosto era 50 volte gli utili attesi nel 2018. Con questo multiplo, è di media il 10% a premio su Hermès. E il business, nel frattempo, supera i 500 milioni.
Di numeri, però, Cucinelli non vuole parlare, almeno con la stampa: “Non è importante”, ha risposto a una giornalista che in conferenza gli chiedeva il valore dell’investimento della riqualificazione di Solomeo, sostenuto interamente dalla sua Fondazione. “L’importante è sentirsi custodi di un posto, non proprietari. Volevo sì fare profitto, ma con un’etica e una dignità morale. E soprattutto desideravo che una parte di questo profitto fosse distribuito a chi lavora, e una parte al creato”, ha aggiunto. Ai giornalisti, portati a Solomeo da tutto il mondo con un notevole dispendio di mezzi (incluso un treno charter dalla Stazione Centrale di Milano, con tanto di acqua personalizzata e griffata Cucinelli), l’imprenditore ha mostrato, in prima battuta, il suo polo produttivo da 40mila metri quadrati, un’azienda moderna scolpita nelle colline umbre, dove lavorano circa mille persone. Volti giovani e, almeno all’apparenza, davvero radiosi. “Qui non timbriamo il cartellino, si dà per scontato che ognuno faccia il suo”, spiega una ragazza del team. E dal palco Cucinelli rincara la dose: “Dopo le 17.30 e nei weekend non si può lavorare, né essere connessi. Non voglio rubare l’anima a nessuno, bisogna avere tempo per prendersi cura del proprio spirito e del proprio corpo”. Affermazioni che qualcuno potrebbe trovare anacronistiche, come fuori dal tempo appare il suo studio, una stanza luminosa in cui trovano spazio foto di famiglia e disegni dei nipoti mischiati ai faldoni della contabilità, testi sacri come il Corano e la Bibbia intervallati da opere di Tolstoj e Proust. Seduti in un angolo, tre uomini avvolti in un saio, tre monaci amici di Cucinelli arrivati da Norcia, cittadina scossa dal terremoto per cui l’imprenditore ha moltiplicato gli impegni, restaurando Torre Civica, Teatro e Museo dopo la calamità. Sacro e profano, economia e spiritualità: nello studio di Cucinelli, che ammette di “non aver studiato niente”, salvo poi meritarsi una laurea honoris causa in filosofia, c’è tutto il suo mondo, messo a disposizione, senza alcun filtro, ai visitatori curiosi. E anche il borgo, completamente restaurato e arricchito con una biblioteca e un Foro delle Arti, e i dintorni, la cosiddetta “periferia amabile”, vengono mostrati con orgoglio.
Qui, il protagonista è il Parco della bellezza, 70 ettari di natura che, dopo quattro anni di lavoro, hanno preso il posto di vecchi casolari. Appezzamenti di grano, viti e ulivi hanno sostituito le strutture in disuso e sono spuntati addirittura una cantina (che quest’anno festeggerà anche la prima vendemmia) e un monumento, il ‘Tributo alla dignità umana’, costruito sulla scorta delle tecniche architettoniche greche, con lo scopo di “rimanere in eterno”. Ma l’apice dell’evento lo si è raggiunto durante la conferenza stampa, quando Cucinelli si è presentato sul palco all’insegna del misticismo, con un ringraziamento a Dio per la pioggia scampata. I giornalisti applaudono, rapiti e fieri di poter testimoniare in prima persona il “sogno di Solomeo”, che nel frattempo è diventato anche un libro, edito da Feltrinelli. In attesa della prossima ‘miracolosa’ opera.
di Caterina Zanzi