Il debutto pubblico del ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli è stato accolto con commenti molto positivi. Bonisoli ha parlato nel corso della giornata inaugurale di Pitti Uomo. E, nella serata di ieri, nei dintorni della Fortezza da Basso, i commenti sul suo intervento erano caratterizzati da un convinto ottimismo. Bonisoli ha tracciato tre linee guida: 1) la moda è cultura, e come tale va valorizzata in un’operazione valoriale estesa a livello di formazione e consapevolezza sul territorio; 2) la moda è una priorità economica, da spingere e per la quale recuperare il terreno perduto quando non rientrava tra gli obiettivi governativi; 3) la moda è multipolare, ovvero è caratterizzata da una molteplicità di aree di attrazione e sviluppo, che vanno messe in connessione, ma mantenendone le differenze.
Si tratta, indubbiamente, di un discorso di massimi principi, come fisiologicamente dev’essere per un intervento d’esordio. Ed è apprezzabile, anzi, la volontà di delineare queste direttrici, mettendosi in gioco, se non, addirittura, prendendo un impegno pubblico, per realizzarle.
Ma, proprio per l’importanza della posta in palio, e per la complessità del gioco, occorre ricordare come in questi ‘principi’ siano incappati altri, e talvolta rimanendoci come in una nebbia.
Per esempio, Bonisoli dice che c’è da recuperare molto terreno, e che nel passato la moda non era una priorità. A dire il vero, questo cambio di rotta è stato denunciato da almeno gli ultimi due governi, i quali, peraltro, hanno messo in campo più di un sostegno, non solo economico (i fondi da sempre destinati all’export), ma anche di sforzo di coordinamento.
Per giunta, sul fronte del coordinamento dei diversi player, dice il ministro, occorre andare più a fondo in questa connessione. Perciò, su questo fronte, stride un po’ la sua bocciatura dell’asse Firenze – Milano, che resta il simbolo della dis-unità italiana. Anche su questa distanza, invece, sembra ci siano i presupposti per fare di più di quanto non si sia iniziato a fare, quindi rafforzando l’asse.
Infine, è affascinante ascoltare ambizioni che accomunano moda, design e industrie creative, fattori da legare sotto un unico concetto (quello della cultura italiana). Ma, ancora, attenzione che l’ambizione non è nuova. E resta tuttora una ambizione. Le sinergie tra moda e design, infatti, sono iniziate sul campo, attraverso le contaminazioni avviate dalle aziende. Tuttavia, a livello di istituzioni (ed eventi) di rappresentanza, spesso finiscono per prevalere i conflitti.
Perciò, un applauso alle promesse. Con l’auspicio di riuscire a superare gli ostacoli che hanno vanificato quelle già fatte in precedenza.