Tra il 20 e il 40% dei consumatori indiani dell’online sbaglia gli acquisti a causa delle taglie inglesi. Per questo motivo, il Paese si doterà, entro il 2021, di proprie misure nel settore dell’abbigliamento.
Su richiesta del Ministero del tessile, il National Institute of Fashion Technology condurrà una ricerca della durata di due anni per misurare i dati antropometrici di 25mila uomini e donne in sei città e regioni: Calcutta (est), Mumbai (ovest), New Delhi (Nord), Hyderabad (centro), Bengalore (sud), Shillong (nord est).
I ricercatori utilizzeranno degli scanner tridimensionali con l’obiettivo di individuare le taglie dei cittadini dell’India tra i quindici e i sessantacinque anni. Escludendo, quindi, i bambini che continueranno a vestirsi prendendo a riferimento le taglie delle industrie dell’abbigliamento straniere, ovvero le classiche ‘small’, ‘medium’, ‘large’ ed ‘extra small’.
L’industria dell’abbigliamento, dopo cibo e generi alimentari, è il secondo motore del mercato retail indiano che vale in totale 750 miliardi di dollari (circa 612 miliardi di euro). Entro il 2021 si prevede che l’abbigliamento raddoppierà di valore raggiungendo i 123 miliardi di dollari (oltre 100 miliardi di euro).
Ad avere standard propri nel settore sono quattordici Paesi: tra cui gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Francia, la Spagna, la Germania, il Canada, il Messico, la Svezia, l’Italia, l’Olanda, la Thailandia, la Corea del Sud, la Cina e l’Australia.
A partire dal 2021, tutti i marchi che venderanno i loro prodotti su territorio indiano dovranno inserire la taglia secondo gli standard locali.