Un’Opa da 2,7 miliardi di euro per il 100% delle azioni di Yoox Net-a-porter (Ynap). Un’offerta di acquisto, da 38 euro ad azione, per prendere il controllo del gruppo dell’e-commerce e levarlo da Piazza Affari, valutandolo oltre 5 miliardi.
Lo scorso 22 gennaio, Richemont, già azionista di maggioranza di Ynap con il 50% delle azioni, ha annunciato un’operazione che ha sorpreso il mercato, realizzata, spiega Reuters, “in pochissimo tempo”, con il CDA di Ynap riunito il giorno precedente per dare il suo ok e concedere una deroga all’accordo di sospensione che impediva alla holding di acquistare altri titoli fino a ottobre 2018. La prima variabile da analizzare, nell’offerta lampo del colosso svizzero, è il prezzo pagato: il valore dell’Opa è stato giudicato corretto da alcuni broker, ma c’è anche chi sostiene sia sopravvalutato rispetto agli attuali livelli di redditività di Ynap. Secondo gli analisti di Citi e di Banca Imi, la somma pagata dagli svizzeri è in linea con il target price di 37,5 euro per share fissato al 2020, mentre Banca Akros ha sottolineato come i 38 euro siano 60 volte il rapporto prezzo/utili atteso per il 2018. Un rapporto enorme. Gli analisti di Akros non hanno tuttavia escluso che il valore del titolo possa balzare in caso di un’offerta alternativa da altri colossi del settore. Ed ecco un altro punto interrogativo della blitz-Opa. Richemont ha quindi tarato i propri calcoli sulla possibilità di un piano di rientro industriale o sulle speranze di una successiva vendita? Il passaggio di Ynap a giganti come Alibaba, Tencent o Amazon darebbe una risposta chiara sugli obiettivi di questa operazione. Anche se, per contro, gli analisti di Exane Bnp Paribas evidenziano come il gruppo fondato da Federico Marchetti sia un asset strategico per Richemont nello sviluppo imprescindibile dell’e-commerce, e dunque non immediatamente ‘rivendibile’. Le possibilità di sinergie tra il commercio online e il segmento hard luxury non sono escluse, ma nemmeno immediate. La decisione di vendere a Richemont, riflette sempre Exane, potrebbe anche essere un ripiego in assenza di proposte da parte di Lvmh o di Kering. In ogni caso, il takeover degli svizzeri sposta Yoox dai riflettori della Borsa in un momento in cui l’evoluzione dell’e-commerce mette in discussione la sostenibiltà del suo modello di business. Secondo Credit Suisse, riferisce Reuters, “Richemont potrebbe aver visto in Ynap soprattutto un’opportunità d’investimento, e il management del gruppo italiano avrebbe apprezzato la possibilità di accelerare i suoi piani di integrazione, senza l’obbligo, sottinteso per tutte le società quotate, di dare la priorità ai margini e ai risultati trimestrali”. Se infatti per Ynap non è stato difficile confermare un trend di crescita negli ultimi anni, è altrettanto vero che oggi il campione del luxury shopping via web si confronta con la concorrenza di modelli di business più innovativi (si pensi alle ambizioni di Farfetch) e con le griffe di moda che portano in house i loro e-shop. Marchetti, che ha consegnato a Richemont tutte le sue azioni, resterà CEO di Ynap, la quale continuerà a essere gestita come realtà a sé e manterrà la sede in Italia. Le rassicurazioni del manager di Ravenna vanno dritte alla vera nota dolente di questa “opa amichevole”, ovvero il passaggio di un’altra realtà italiana in mani straniere. E un altro addio alla Borsa di Milano.
di Giulia Sciola