Una migliore congiuntura economica mondiale, un balzo di quasi il 20% del mercato cinese e l’indebolimento del franco svizzero. Sono questi i fattori alla base della ripresa dell’industria orologiera elvetica, le cui esportazioni, rende noto la Federation of the Swiss Watch Industry, hanno segnato una crescita del 2,7% a 19,92 miliardi di franchi (circa 17 miliardi di euro) nel 2017 e dovrebbero confermare “un trend positivo” anche nel 2018. Il settore torna dunque a sorridere dopo un biennio che ha fatto rivivere la ‘crisi del quarzo’, accusando il passo falso dei principali mercati di sbocco (nel 2016 export di orologi swiss made ha registrato una flessione annua del 9,9%, in netto peggioramento dal -3,3% del 2015). Tra questi, nel 2017, Hong Kong ha invertito la rotta e ha evidenziato una ripresa (+6%), gli Stati Uniti hanno confermato il segno meno, ma con una flessione meno pesante del 2016 (-4,4% contro il -9,1% di due anni fa), mentre l’Ex Celeste Impero ha guadagnato 18,8 punti percentuali. In Europa, cresce il Regno Unito (+7%), mentre Italia, Germania e Francia segnano, rispettivamente, una sostanziale stabilità, un -2,2% e un -0,4 per cento. In flessione, tra le altre piazze di riferimento, il Giappone (-2,6%) e gli Emirati Arabi (-3,5%), mentre Singapore avanza dell’8,5 per cento. “Il risultato va oltre le nostre previsioni. Il mercato si è stabilizzato prima del previsto”, ha dichiarato il presidente della Federazione, Jean-Daniel Pasche, alla stampa svizzera. “Questo incremento – ha continuato -, per quanto modesto rispetto al boom osservato tra il 2000 e il 2014 (+40%), è dovuto in particolare all’indebolimento del franco svizzero e a un miglioramento dell’economia globale. Le maison orologiere hanno inoltre compiuto grossi sforzi per restare competitive, rinnovando gli stock e lanciando nuove collezioni”.
SWATCH E RICHEMONT OLTRE LE STIME
I dati di settore trovano coerenza nei bilanci dei due principali player dell’orologeria rossocrociata, Swatch Group e Richemont, che hanno battuto le stime del mercato. Nel 2017 il colosso guidato da Nick Hayek ha registrato vendite in crescita del 5,8% a 7,96 miliardi di franchi svizzeri, mentre l’utile netto è balzato del 27,3% a 755 milioni, con un margine netto del 9,5 per cento. L’utile operativo ha superato la soglia di 1 miliardo di franchi, in aumento del 24,5 per cento. Il gruppo di Bienne ha battuto le stime degli analisti europei, ferme a vendite per 7,83 miliardi e utili operativi pari a 990 milioni. Swatch Group, che ha evidenziato le ottime performance dei marchi Harry Winston, Blancpain e Omega, ha spiegato come il segno più abbia caratterizzato tutte le aree geografiche, in primis l’Asia-Pacifico. Per il 2018 l’azienda stima vendite in crescita high-single-digit (quindi tra il 5% e il 9 per cento). “I watchmakers svizzeri – ha commentato Reuters, raccogliendo i feedback delle maison orologiere presenti al Sihh di Ginevra dello scorso gennaio – stanno riemergendo da una fase di forte calo, sostenuti da una ripresa della domanda del loro principale gruppo di clienti, gli shopper cinesi. Ma gli executives interpellati rivelano come i livelli di inventario presso i rivenditori multibrand restino ancora molto alti”. Il wholesale è stato l’unica nota dolente anche del terzo trimestre di Richemont. La holding di Bellevue, controllante tra gli altri dei marchi Cartier, Iwc, Vacheron Constantin e Piaget, ha chiuso il terzo quarter con ricavi per 3,12 miliardi di euro (+7% a cambi costanti, contro il +5,9% ipotizzato dal mercato), sostenuto dal canale retail (+7 per cento). “Richemont – spiega Bloomberg – ha riportato un calo dei ricavi wholesale (-8%) in quanto è diventato più selettivo rispetto ai rivenditori, segno che il colosso del lusso sta ‘ripulendo’ la sua rete di distribuzione, dopo essere stato costretto a riacquistare gli orologi invenduti”. Tra i temi caldi della distribuzione anche la compravendita diretta di modelli di secondo polso, sdoganata da Audemars Piguet, che inizierà a vendere modelli premium di seconda mano, pronto ad approfittare di un business in crescita, quello legato al collezionismo. La maison ha lanciato un test nello store di Ginevra, per poi introdurre questa possibilità, nel 2018, in tutti gli store svizzeri. Se di successo, la vendita di modelli usati verrà estesa anche a Stati Uniti e Giappone. “Gli orologi di secondo polso – ha dichiarato a Reuters Francois-Henry Bennahmias, CEO di Audemars Piguet – sono la nuova grande opportunità dell’orologeria”. I principali watchmarkers di lusso hanno finora evitato il commercio di seconda mano, inquadrandolo come rischio per l’esclusività del brand e temendo che cannibalizzasse le vendite, cedendo terreno, in questo campo, ai rivenditori terzi. Secondo il Financial Times, il business degli orologi di lusso di seconda mano starebbe prendendo piede soprattutto online: un fenomeno legato alle vendite di siti specializzati come Watchmaster.com e Watchfinder.co.uk, ma anche ai portali delle case d’aste internazionali. Lanciato nel 2014, oggi il watch shop online di Christie’s è il business che registra la crescita maggiore della divisione orologi. A trainare queste performance sarebbe una nuova generazione di consumatori, spiega Reuters, “più attenti alla varietà che alla proprietà permanente di prodotti di lusso”.
di Giulia Sciola