Il tempo delle due sfilate all’anno per ogni genere, il tempo dell’autunno/inverno e della primavera/estate oggi non esiste più. O meglio, esiste, ma si divide la scena con un moltiplicarsi di debutti intermedi, spesso seasonless, che rispondono alla continua richiesta di novità, da parte dei clienti, oltre alle due linee abituali. Pre-collezioni, capsule, flash collection: per essere rilevanti oggi conta il ‘tempo zero’, quello inaugurato dalle aziende del fast fashion, che propongono capi nuovi ogni mese. E quello che, adesso, anche le maison del lusso rincorrono. Il momento di discontinuità ufficiale del ‘tempo’ sta nella decisione di Alexander Wang, di abbandonare la New York fashion week e, dalla primavera/estate 2018, di svelare le proprie collezioni a giugno e dicembre. Wang anticiperà i tempi, dunque, e integrerà gli eventi main con quelli finora dedicati alle cruise e alle pre-fall. La scelta del designer statunitense di origini taiwanesi ha messo nuovamente in discussione il sistema tradizionale di presentazione delle linee, in un fashion system che si sta ancora adattando ai fenomeni co-ed e see now-buy now. Wang, peraltro, è solo l’ultimo dei brand a scommettere su tempistiche alternative: da due stagioni, ad esempio, le griffe americane Rodarte e Proenza Schuler fanno sfilare il ready-to-wear nelle settimande dell’alta moda parigina, sintomo della volontà di giocare d’anticipo. È ‘questione di tempo’, infine, la stessa corsa alla sfilata unificata, con le settimane della moda femminile che vincono la gara di esposizione e visibilità, mentre le fashion week maschili soddisferebbero meglio, in termini di cadenza, le esigenze produttive. Interpreti del dna stilistico dei brand, spesso protagoniste di eventi o show dedicati, le collezioni cruise o le pre-fall hanno abbandonato la semplice definizione di linee da vacanza, proponendo outfit da indossare tutti i giorni, spesso molto più portabili delle main line. Da qui il fascino crescente che esercitano sul pubblico. Presentate tra maggio e giugno le collezioni per la primavera/estate, chiamate cruise o resort collection (il target di queste proposte era inizialmente chi, in inverno, andava in vacanza in posti esotici) approdano in negozio a novembre, protagoniste indiscusse dello shopping natalizio. D’altro canto le pre-fall, presentate a dicembre, arrivano in store a giugno. A conti fatti, le pre-collezioni restano in boutique 9 mesi, contro i 6 mesi delle delle main collection, beneficiandone in termini di vendite. Le pre-collezioni sono dunque un’opportunità commerciale e non stupisce che caratterizzino anche l’offerta di brand giovani e promettenti come Off White, Arthur Arbesser o Christopher Kane. Quanto alle grandi maison, Pambianco Magazine sta lavorando a una mappa, in uscita nelle prossime settimane, da cui emerge come le pre-collezioni stiano guadagnando un’incidenza sempre maggiore sul fatturato, rosicando terreno alle main collection o addirittura superandole, sfiorando il 60 per cento. Le pre-spring anticipano i trend, tanto da giustificare investimenti per sfilate dedicate. Per le grandi maison come Chanel, Louis Vuitton, Dior o Gucci questi show sono addiritttura itineranti, organizzati di volta in volta in mercati strategici per le vendite, mercati da potenziare o in aree con costumi e culture ispiratrici del team creativo. Il numero di uscite delle collezioni cruise eguaglia spesso quello delle passerelle di settembre e febbraio, e, anche in queste occasioni, buyer e stampa siedono in prima fila.
CAPSULE-GAME
Nella corsa al ‘tempo zero’, a spingere vendite, know how e immagine sono anche le capsule collection, talvolta vere e proprie ibridazioni che uniscono marchi con stile e posizionamento diversi. Le capsule possono essere tematiche, dedicate ad esempio a una festività (si pensi a quanto fatto da Gucci per il Capodanno cinese), rivisitazioni di pezzi particolarmente apprezzati dal pubblico, oppure edizioni limitate affidate a guest designer. A cavalcare il successo di queste iniziative sono stati di recente Louis Vuitton, spinto, nel 2017, dalla collaborazione con il marchio streetwear Supreme e con l’artista Jeff Koons, ma anche Burberry, il cui nuovo corso sembra partire proprio dalle collaborazioni. La griffe britannica ha infatti arruolato Gosha Rubchinskiy per una capsule collection che è stata presentata lo scorso giugno, in occasione della sfilata del brand del designer e fotografo russo a San Pietroburgo. Per Burberry, che in passato aveva realizzato delle edizioni limitate per department store come Barneys e Printemps, questa collaborazione è una novità significativa. Passerà per iniziaitve volte a rafforzare il contatto con il cliente finale e ad accorciare le tempistiche della filiera tradizionale anche il Moncler Genius Building, progetto con il quale Moncler inaugurerà la prossima edizione di Milano Moda Donna. Per adesso, si sa che sarà uno show co-ed nella cornice di piazza VI Febbraio, e nessun altro dettaglio è stato diramato ufficialmente. Ma è evidente che il marchio di outerwear sta preparando qualcosa di disruptive, anche a seguito della chiusura delle due collezioni Moncler Gamme Rouge e Moncler Gamme Bleu e della conseguente fine dei rapporti con i rispettivi direttori creativi, Giambattista Valli e Thom Browne.
di Giulia Sciola