Il fattore climatico continua a rappresentare la principale motivazione per gli acquisti. Una conferma arriva dall’ultima edizione di Ispo Munich, fiera europea di riferimento per il mondo dello sport di scena a Monaco di Baviera dal 28 al 31 gennaio, che nonostante il calo di visitatori, circa 84mila contro gli oltre 87mila del 2017 (-3%), è stata la più brillante degli ultimi anni per le aziende di abbigliamento e attrezzature dedicate agli sport invernali. Altre circostanze hanno certamente influito sull’andamento della manifestazione, a cominciare da una certa ripresa dei consumi in Europa e dal buon momento attraversato dalla Germania e dal nord Europa, principali mercati di riferimento di Ispo, ma più di tutto ‘contò la neve’. La stagione sciistica 2017/18 potrebbe passare agli annali come una delle più favorevoli di sempre e, certamente, è stata la migliore degli ultimi cinque anni, grazie alle nevicate abbondanti in tutta Europa fin da novembre, con apertura anticipata degli impianti e forte incentivo agli acquisti. A Natale, dai Pirenei alle Alpi fino agli Appennini, le località sciistiche si sono presentate in condizioni ottimali all’appuntamento più importante per la montagna e hanno registrato il tutto esaurito. I negozi hanno effettuato più volte i riassortimenti e le aziende sono riuscite a ottenere l’atteso destocking dopo tre stagioni fortemente negative. Di conseguenza, gli ordini attesi per il 2018-19 sono in forte incremento e Luca Businaro, presidente di Assosport (associazione che rappresenta un settore da 8,6 miliardi di ricavi annui), stima in almeno il 10% la crescita delle vendite, in tutto il mondo, ma in particolare in Europa e in Italia, con evidenti difficoltà per i negozi nel soddisfare la domanda superiore alle attese. “La grande richiesta del mercato – afferma Businaro – ha spiazzato i retailer. Questo deve essere un campanello d’allarme per le aziende: se vogliamo essere competitivi dobbiamo investire in poli produttivi vicini alla distribuzione per rispondere alle esigenze. Dobbiamo essere più flessibili e pronti al riassortimento”. In Assosport, pertanto, si sta affrontando una duplice sfida. Da un lato, occorre sostenere il reshoring, in Italia o almeno in Europa, per ridurre il time-to-market di un settore esposto all’incertezza climatica e danneggiato, a livello retail, da una stagione particolarmente corta, se si considera che il clou inizia con il ponte dell’Immacolata e in meno di un mese i negozi sono già ai saldi. Dall’altro, occorre stimolare l’investimento in piattaforme dedicate allo sportsystem per superare il limite degli attuali siti generalisti che non intercettano l’esigenza dei consumatori più esperti per capi e attrezzature dedicate alle specialità della montagna, tra le quali emerge sempre più lo sci alpinismo. Erano circa duecento le aziende italiane in mostra a Ispo Munich, nell’edizione dei record per numero di espositori (2.801 in totale, con un incremento del 2% anno su anno). Le impressioni raccolte sono tutte positive. “Siamo al pieno della capacità produttiva e non possiamo più crescere – racconta Sandro Parisotto, presidente e amministratore di Scarpa – pertanto la prospettiva è quella di aumentare in valore”. L’azienda trevigiana, specializzata in calzature da montagna e da arrampicata, ha chiuso il 2017 a 85 milioni di consolidato (comprendente i fatturati delle filiali estere commerciali e produttive) con un balzo dell’8% e ha fissato un budget 2018 di 90 milioni di euro. Il gigante Tecnica Group, 365-370 milioni di ricavi stimati a fine ‘17, ha trionfato agli Ispo Award nella categoria outdoor con la scarpa da trekking Forge S. “Il budget per quest’anno è conservativo, tra 385 e 390 milioni di euro. Occorre capire l’evoluzione del cambio euro/dollaro che, rappresentando gli Usa il 25% del nostro fatturato, avrà certamente un impatto sui conti”, commenta il presidente Alberto Zanatta. Colmar ha presentato a Ispo le novità della linea Active, tra le quali spicca la capsule con Van Orton Design, e, dopo aver chiuso l’ultimo esercizio con un fatturato stimato di 110 milioni di euro (+10%), alza l’asticella per l’anno in corso di un +10-15 per cento. “Siamo positivi, sia per l’Italia sia per i mercati esteri a cominciare dalla Germania”, afferma il CEO Giulio Colombo, osservando un mercato sempre più attento alle evoluzioni tecnologiche dell’abbigliamento da montagna e pronto a recepire capi performanti, adatti per l’utilizzo in quota, curati sotto l’aspetto estetico, ma anche e soprattutto funzionali. Un fenomeno, quest’ultimo, evidente anche a monte della filiera dove Massimo Baroni, presidente di Assosportex, stima un incremento di almeno il 15% dei futuri ordini con particolare attenzione per i tessuti più tecnici. Un produttore specializzato in quest’ambito come Eurojersey (gruppo Carvico) ha chiuso il miglior esercizio della propria storia con 69 milioni di ricavi (+21%), intercettando una precisa esigenza di mercato: quella di tessuti tecnici performanti nati per lo sportswear, ma utilizzabili anche in ambito urban. Tra i mercati più importanti spiccano Usa e Canada, che valgono complessivamente 13 milioni di euro. “Anche se l’incremento più significativo è stato ottenuto in Olanda, che oggi è più importante della Germania”, afferma il direttore commerciale Matteo Cecchi.
di Andrea Guolo