Quale è l’unica mancanza di Lvmh, gruppo francese da 42,63 miliardi di euro (+13%) nel 2017? La manodopera. A raccontarlo in un’intervista ad Affari&Finanza è lo stesso presidente e CEO Bernard Arnault che, a seguito di un anno stellare, spiega il paradosso che pare oggi rappresentare il (solo) limite del colosso francese: “Abbiamo un unico problema, in verità: quello di non riuscire a soddisfare interamente la domanda. Ci mancano uve per il Cognac e lo Champagne, e non abbiamo manodopera sufficiente nel nostro polo moda e pelletteria”, ha raccontato il manager.
Il gruppo, che nella propria divisione moda e pelletteria (+13% nel 2017) conta brand quali Berluti, Christian Dior, Emilio Pucci, Givenchy, Kenzo, Loewe, Loro Piana, Marc Jacobs, Nicholas Kirkwood, ha dato una notevole sferzata in questo senso, puntando, nel corso dello scorso anno, tanto all’educazione di nuove possibili risorse quanto all’allargamento dei propri poli produttivi. Lo scorso novembre ha infatti inaugurato una sede italiana, all’interno di Palazzo Pucci a Firenze, del suo Istituto dei Mestieri d’Eccellenza Lvmh (Ime), il quale offre un programma di formazione professionale che alterna scuola e lavoro garantendo la trasmissione del savoir-faire delle diverse maison Lvmh in aeree professionali quali artigianato, creazione e vendita. Tra le destinazioni lavorative, verso cui potranno ambire gli studenti del corso, gli stabilimenti del gruppo che popolano e popoleranno il territorio nazionale e internazionale. Sempre in Italia, infatti, il colosso ha annunciato il raddoppio della presenza di Céline in Toscana, avviando un nuovo sito dedicato alla pelletteria. A questo, si aggiunge una nuova manifattura per Fendi, sempre in Toscana, che andrà ad ampliare la presenza del brand a Bagno a Ripoli, dove il marchio è già presente da tempo. A livello mondo, Louis Vuitton ha annunciato di voler rafforzare la propria presenza in Spagna con l’apertura del quarto impianto produttivo nel Paese, dedicato al taglio e alla preparazione della pelle. Sempre Louis Vuitton, a seguito dell’ultima apertura avvenuta a fine 2017 a Saint-Pourçain (Allier), aprirà nel corso del primo semestre dell’anno il quindicesimo atelier a La Merlatière (Vandea) che permetterà di creare 200 nuovi posti di lavoro in un dipartimento nel quale il brand conta già 650 artigiani.
Un problema, quello sollevato da Arnault, che si allinea all’esigenza sempre crescente di avere manodopera specializzata nei settori di punta del comparto lusso. Secondo i dati presentati all’Assemblea dei Giovani Imprenditori di Sistema Moda Italia dello scorso novembre, infatti, il tessile-moda creerà 47mila nuovi posti di lavoro entro il 2021 nel nostro Paese, quasi il 10% degli addetti al settore. “Le nostre aziende avranno bisogno di più di 32mila laureati e di più di 16mila diplomati, e, in quest’ottica, è fondamentale che imprese e mondo della formazione dialoghino di più e creino offerte formative adeguate ai fabbisogni reali del mercato”, aveva spiegato Alessandra Guffanti, presidente del gruppo Giovani Imprenditori di Sistema Moda Italia.
Un’intuizione, quella di coniugare offerta formativa al mondo del lavoro, che il colosso francese ha già messo in pratica e di cui, a quanto pare, si aspettano ancora i frutti.