Arcadia, controllante delle insegne Burton, Miss Selfridge, Topshop e Dorothy Perkins ha imposto ai suoi fornitori uno sconto del 2% su tutti gli ordini (futuri e già effettuati) a partire dal prossimo 1 febbraio. A motivare la decisione sarebbero le sempre più difficili condizioni del settore retail e i crescenti investimenti in nuove infrastrutture. A dare la notizia è la stampa inglese, riportando la lettera del CEO del gruppo inglese, Ian Grabiner, alle società che lavorano con i diversi brand in portfolio: “So che questa non è una notizia che vorreste sentire – si legge su The Guardian -, ma abbiamo registrato delle spese significative in tecnologia, distribuzione e personale, e, per restare competitivi nel mercato globale, confidiamo in voi e nel vostro sostegno”.
La necessità di tagliare i costi (“Nono crediamo che questa sia una misura troppo drastica”, ha precisato l’azienda) riflette le difficoltà dell’impero retail di Sir Philip Green, che nel 2016, con il fallimento della catena Bhs, ha visto i profitti crollare del 79% da 172,2 a 36,8 milioni di sterline (da 195 a 41 milioni di euro). Secondo indiscrezioni riportate dal Telegraph, l’ex fashion mogul avrebbe assoldato l’advisory McKinsey per riportare Arcadia alla crescita, con un focus sullo sviluppo digitale. I fornitori di Arcadia riceveranno ora pagamenti più bassi per ordini che sono già in produzione, per un vero e proprio taglio di prezzi retroattivo. La società londinese aveva già ottenuto sconti medi, da parte dei suoi suppliers, del 14,25 per cento. L’obiettivo potrebbero essere ribassi mesi di circa il 16 per cento.
Ad oggi sarebbe soprattutto la concorrenza di player dell’e-commerce come Bohoo, Missguided e Asos a penalizzare i marchi del gruppo, in primis Topshop, per i quali l’incidenza del retail fisico sul giro d’affari è molto alta. Inoltre, spiega sempre The Guardian, “l’industria della moda ha avuto una stagione difficile, con un autunno caldo che ha rallentato e rimandato l’acquisto di cappotti e maglieria, mentre le tasse aziendali, il salario minimo e altri costi di gestione sono aumentati”. La moda starebbe inoltre soffrendo la concorrenza di altri settori, con gli inglesi più propensi a spendere per mangiare fuori o andare in vacanza piuttosto che per abbigliamento e accessori. Non stupisce quindi che insegne come New Look, Debenhams e Marks & Spencer stiano riducendo il proprio network di negozi, o che i grandi magazzini John Lewis abbiano annunciato tagli al personale “nel tentativo di adattarsi alle mutate abitudini di acquisto”.