Ricavi super per i produttori veneti di Prosecco. Nella classifica della marginalità, svettano le aziende Trentodoc e Franciacorta.
La golden age del Prosecco continua. Anche nel 2016, la bollicina del nordest ha incrementato la sua presenza in tutte le principali piazze di consumo internazionali, e il risultato è ben visibile nel primo studio realizzato da Pambianco Strategie di Impresa sul comparto degli spumanti. A differenza di quanto emerge in generale per i vini italiani, nella spumantistica le aziende trainanti per fatturato sono quelle di fascia media, cui appartiene chi opera nel Prosecco, con un progresso nel periodo 2015-16 pari all’8,9%, ottenuto nonostante la crisi dell’altro prodotto di riferimento del mass market sparkling, l’Asti spumante, che però inizia a risalire la china dopo anni di perdite a doppia cifra principalmente a causa della Russia. Nella fascia alta, cui appartengono gli specialisti del metodo classico come i brand delle denominazioni Franciacorta e Trentodoc, la crescita è più contenuta, +3,4%, ma c’è tutta un’altra redditività. L’ebitda del top di gamma sfiora il 22% del fatturato, contro il 6,8% della fascia media. Il leader del metodo classico italiano, nella classifica dei ricavi, è Rotari, marchio di proprietà del gruppo cooperativo trentino Mezzacorona, con un giro d’affari di poco inferiore ai 100 milioni di euro e con un ebitda più basso rispetto alla media dei top di gamma. Il dominio della denominazione Trentodoc è rafforzato dal secondo posto di Ferrari, appartenente al gruppo Lunelli, in crescita del 13% nel confronto con il 2015 e con l’ebitda che sfiora il 30% del fatturato. A completare il podio è Berlucchi, in lieve crescita di fatturato ma con una redditività high double digit. La graduatoria della marginalità vede dominare la Franciacorta, con Ca’ del Bosco in vetta (34,1% di ebitda su fatturato) davanti a Monte Rossa (33,5%). In terza posizione troviamo Ferrari con un ebitda del 29,4 percento. Analizzando i bilanci della fascia media, emergono le super perfomance dei gruppi del Prosecco. La coop trevigiana La Marca, seconda nella graduatoria (in vetta c’è la piemontese Fratelli Martini), ha messo a segno una crescita di fatturato del 33,5%, La Gioiosa del 20,7% e Mionetto dell’11,3 percento.
SFIDA ALLO CHAMPAGNE
“Penso che il momento attuale sia particolarmente favorevole e ci sia una straordinaria opportunità per le bollicine e per il vino italiano”, spiega a Pambianco Magazine Matteo Lunelli, presidente e CEO di Cantine Ferrari, che anche quest’anno ha ottenuto eccellenti risultati e non solo sul fronte dei ricavi. Per la seconda volta in tre anni, il brand portabandiera del metodo classico Trentodoc ha conquistato il titolo di Sparkling wine producer dell’anno. “La qualità media è cresciuta tantissimo nell’ultimo trentennio – sottolinea Lunelli – e la critica internazionale apprezza sempre di più l’autenticità dei nostri vini, la diversità, la vocazione e tradizione dei nostri territori, la passione e l’impegno di tanti produttori e viticoltori. Anche nel settore delle bollicine, l’alto di gamma non è più esclusiva dello Champagne e l’Italia può giocare un ruolo da protagonista”. Il 2017 conferma il trend positivo di Ferrari, con previsioni di crescita a doppia cifra. “Le vendite – anticipa il CEO dell’azienda – sono cresciute così tanto che probabilmente non riusciremo a soddisfare tutte le richieste da qui fino alla fine dell’anno, per mancanza di prodotto”. È certamente difficile imporre il metodo classico italiano in un mercato internazionale dove lo Champagne fa la parte del leone. La crescita all’estero dello spumante made in Italy è principalmente legata al Prosecco e alle sue performance nel mondo anglosassone, ma anche in Franciacorta stanno arrivando buoni risultati. A confermarlo è Arturo Ziliani, amministratore delegato ed enologo di Berlucchi, che per l’anno in corso stima un progresso del 2% in attesa dei risultati di dicembre, ma il dato relativo all’export della sua azienda dovrebbe salire al +16% in termini di export, con picchi del +50% per le bottiglie a marchio Berlucchi destinate a Stati Uniti e Svizzera e del +40% per il Giappone. “I produttori associati nel consorzio lavorano per aumentare la notorietà del marchio Franciacorta, la conoscenza del prodotto e del territorio”, sottolinea Ziliani. Nel 2016, l’export complessivo della denominazione è aumentato del 15% con il Giappone come principale destinazione, forte di una quota del 22%, davanti a Svizzera e Germania e con progressi a tre cifre percentuali delle vendite nei Paesi scandinavi. Per Lunelli, lo spumante italiano metodo classico è pronto alla sfida dell’export. “Il mercato del vino – afferma il numero uno di Ferrari – è assolutamente più dinamico rispetto al passato. I wine lover sono sempre più curiosi e intenzionati a sperimentare nuove etichette e scoprire nuove cantine. Per quanto riguarda le bollicine, in tutto il mondo c’è un interesse crescente, da parte di opinion leader e consumatori, per un’alternativa di alto livello allo Champagne e la qualità del Trentodoc è sempre più riconosciuta anche oltreconfine”. Il mercato strategico per la crescita, secondo Lunelli, sarà soprattutto quello statunitense.
VALORE A NORDEST
ra i big del Prosecco, intanto, prevale l’ottimismo, supportato dall’ulteriore incremento in atto nel 2017. Giancarlo Moretti Polegato, presidente di Villa Sandi e La Gioiosa, stima un +15% a fine anno principalmente grazie all’export. “I mercati che hanno mostrato la crescita maggiore, in alcuni casi davvero brillante, sono Gran Bretagna, Canada, Russia e Australia”, afferma l’imprenditore trevigiano. “La Germania, che per decenni è stato il mercato di elezione per l’ export del Prosecco, si dimostra il mercato più maturo e con i minori margini di crescita. Per quanto riguarda l’Italia, le vendite sono rimaste stabili fino ad oggi, ma potrebbero segnare un forte aumento nelle ultime settimane dell’anno in occasione delle festività”. La popolarità raggiunta dal brand Prosecco, nelle versioni doc e docg, è un punto di forza anche in prospettiva. “Se penso ai mercati in cui il Prosecco non si è ancora affermato, prevedo enormi ulteriori possibilità di crescita”, sostiene Polegato. Gli ebitda delle aziende spumantistiche di nordest variano tra single digit e low double digit, ma la problematica del valore è già al centro delle discussioni e degli investimenti. “È in corso da tempo, e a più livelli, un importante lavoro per la valorizzazione del Prosecco, ma c’è ancora molto da fare”, conclude il proprietario di Villa Sandi, che pone al centro dell’agenda la comunicazione sui valori e sulla specificità del territorio collinare trevigiano anche in chiave enoturistica. In attesa che l’Unesco si pronunci sulla candidatura di Conegliano e Valdobbiadene a patrimonio mondiale dell’umanità.
di Andrea Guolo