Efisio Marras si è ritrovato alla guida del marchio I’m Isola. E lo ha riposizionato con l’entusiasmo di un giovane non-designer che interpreta le tendenze contemporanee.
Efisio Marras ha tatuato un pesce gatto sul braccio, l’animale dal nome composto rispecchia pienamente lo spirito del giovane creativo. Dai film di Michelangelo Antonioni alle anime giapponesi; interessi, passioni e ossessioni comprendono tanto i classici di Dostoevskij quanto i fenomeni pop scoperti sui social network. A soli 24 anni, Marras riunisce studi in scrittura creativa, fotografia, fusione del bronzo, cinematografia nipponica con soggiorni a Parigi, New York, Shanghai. In un pomeriggio milanese, nel concept store di famiglia, ha il coraggio di confessare ciò che molti fashion designer non oserebbero mai: “Sto dando vita a una linea commerciale”. La linea in questione è I’m Isola Marras, brand 100% made in Italy che dirige per volere del padre, lo stilista Antonio Marras. “è iniziato tutto un anno fa”, racconta. “Facevo l’assistente in uno studio fotografico di New York quando babbo mi chiese di rientrare per aiutarlo nell’allestimento della mostra ‘Nulla dies sine linea’ in Triennale; mentre era occupato in museo ho iniziato a collaborare all’azienda di famiglia partendo dal contatto con i fornitori, la produzione, le revisioni. A sorpresa, durante una conferenza stampa, mio padre ha comunicato che dalla stagione successiva sarei stato io a seguire I’m Isola Marras”.
Non aveva mai pensato a un ruolo per sé all’interno dell’azienda di famiglia?
Ho sempre detto di non voler lavorare nel fashion, pensavo fosse una responsabilità troppo grande, include un confronto che ho sempre evitato. Ho scelto di seguire I’m Isola Marras a una sola condizione: averne pieno controllo, senza interferenze da parte di mio padre che ha subito mostrato molta fiducia in me, pur non avendo io mai studiato moda.
Quali cambiamenti ha apportato al brand?
La mia prima richiesta è stata di introdurre anche il menswear. Pur trattandosi di una piccola capsule, ci tengo a offrire un prodotto a 360° che comprenda donna, uomo, scarpe, borse, gioielli … Mi piace avere un total look, un mondo mio, anzi un’isola. Non ho mai pensato di fare una sfilata, trovo inutile mettersi in competizione diretta con mio padre che ha sempre fatto degli allestimenti iper-teatrali. Ho introdotto il logo, elemento inedito per il marchio, e lo sto utilizzando ovunque. Si tratta comunque di un simbolo un po’ esistenzialista (il lettering ‘I’m’, ndr), ed è stato molto apprezzando da un nuovo range di clienti anagraficamente più giovane, che abbiamo attratto dopo la prima presentazione. Sarebbe inutile avere due linee con il medesimo pubblico. Prima I’m Isola Marras era più simile alla Antonio Marras. Sto cercando di arrivare a un target diverso, qualcuno che cerchi I’m Isola Marras a prescindere dalla prima linea.
Il suo esordio durante Milano Moda Uomo è stato contraddistinto dalla performance di alcune modelle che impersonavano il ruolo di Natalie Portman nel film cult di Luc Besson ‘Léon’.
Sono sempre stato ossessionato da quel film. La storia di una bambina che decide di fare la killer per vendetta mi affascina. Non ho scelto modelle, le ragazze erano tutte mie amiche, le stesse che frequento da quando ho 8 anni a cui si sono aggiunte quelle di Parigi, New York, Tokyo.
Dopo la fashion week maschile a settembre ha preso parte al White, che tipo di esperienza è stata?
Sono molto grato al White per avermi scelto, e per la location offertami. Conosco bene il mondo delle fiere, le frequento da anni per il multibrand che abbiamo ad Alghero. Mi è stato chiesto di creare un’istallazione, una sfida nuova che mi ha molto stimolato.
Cosa differenzia le due collezioni presentate finora?
L’85% di I’m Isola Marras ruota intorno alla pre-collezione presentata a giugno, mentre i capi esposti al White hanno composto la mia prima main. Una linea contemporary necessita di arrivare prima nei negozi, è una delle regole che ho imparato in America. La maggior parte degli ordini sono stati effettuati in concomitanza con la resort che aveva scosso alcuni dei buyer tradizionali attraendone contemporaneamente di nuovi. Nella main di settembre ho presentato 35 capi strutturati su popeline e logo, che ha riappacificato i gusti di clienti vecchi e nuovi.
In occasione di Altaroma, Coin Excelsior le ha chiesto di collaborare a un progetto speciale, com’è andata?
Coin Excelsior mi ha chiesto di occuparmi delle vetrine in via Cola di Rienzo, che avrebbero ospitato la collezione autunno/inverno 2017-18. Per farlo mi sono avvalso della mia squadra: da soli non si fa nulla, senza i miei amici non avrei idee.
A cosa sta lavorando in questo periodo?
Domani ho lo sdifettamento dei propotipi della collezione autunno/inverno 2018-19 che sarà più grande delle precedenti. Abbiamo avuto richieste da mercati come il sud-est asiatico, nello specifico Corea e Cina. Sono soddisfatto di aver inserito materiali nuovi, come le plastiche, le georgette, e del fatto che ieri sia arrivata la prima richiesta di stage in I’m Isola Marras da parte di un ragazzo che ha scoperto il brand a Roma.
Oggi per chi disegna I’m Isola Marras?
Non ho una musa, l’ispirazione cambia. Disegno per le persone che conosco, per le mie amiche di sempre, e mi emoziona vedere in giro ragazze che indossano le mie creazioni come è accaduto qualche giorno fa in Brera, o passeggiando per le strade di Alghero.
di Marco Caruccio