L’Antitrust italiana si allinea alle pressioni internazionali e stringe sugli influencer. Sull’esempio dei colleghi americani, l’authority italiana è infatti scesa in campo evidenziando l’obbligo di chiarire la natura pubblicitaria di un post sui social network. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, già sollecitata nei mesi scorsi dall’Unione Nazionale Consumatori, ha inviato a influencer e aziende delle lettere di moral suasion per invitarli a essere più trasparenti sulla natura promozionale dei propri contenuti
In particolare, l’Autorità scrive: “Nelle proprie lettere, l’Autorità dopo aver ricordato che la pubblicità deve essere chiaramente riconoscibile come tale, affinché l’intento commerciale di una comunicazione sia percepibile dal consumatore, ha evidenziato come il divieto di pubblicità occulta abbia portata generale e debba, dunque, essere applicato anche con riferimento alle comunicazioni diffuse tramite i social network, non potendo gli influencer lasciar credere di agire in modo spontaneo e disinteressato se, in realtà, stanno promuovendo un brand”.
Per evitare casi di pubblicità occulta, l’Antitrust ha dunque invitato le celebrities dei social a utilizzare, sulla scia delle indicazioni date negli Stati Uniti dalla Ftc-Federal trade commission, hashatag come #pubblicità, #sponsorizzato, #advertising, #inserzioneapagamento o #prodottofornitoda, seguito dal nome del marchio.
Nel proprio comunicato, l’Authority non chiarisce i destinatari di queste lettere, ma secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica a ricevere queste missive sarebbero stati, tra i tanti, Chiara Ferragni, Fedez, Belen Rodriguez, Anna Tatangelo, Alessia Marcuzzi e marchi come Adidas, Alberta Ferretti e Louis Vuitton. Ferragni era stata tra le prime influencer italiane a inserire l’hashtag #ad nei propri post dopo la lettera della Ftc inviata al suo socio Riccardo Pozzoli.
La presa di posizione dell’Antitrust rappresenta un ulteriore step dell’Italia verso una regolamentazione dei legami tra influencer e aziende. Ora a definire ulteriormente i confini tra pubblicità e contenuti sarà il Governo, che dovrà intervenire a livello legislativo sulla questione.