Bello l’e-commerce. Ma attenzione a quello del vicino, quando diventa anche più bello. Gli acquisti online oltre frontiera, infatti, cominciano a incidere in modo tangibile sul totale. A riportarlo è lo European Ecommerce Report 2017 realizzato dall’organizzazione Ecommerce Foundation che ha evidenziato come il 33% dei compratori online europei, nel 2016, ha acquistato fuori dai propri confini nazionali. In testa il Lussemburgo, con una percentuale di acquisti cross border che tocca il 74 per cento. Seguono la Russia (62%) e la Svizzera (61%). Nel mezzo della classifica si collocano Regno Unito (33%) e Francia (27%), mentre l’Italia è in coda (14%), battendo solo Paesi come la Grecia (11%) e Repubblica Ceca, Polonia, Bulgaria (tutte 10%). Chiudono la classifica Romania (3%) e Turchia (2%). Percentuali, queste, che fanno emergere il potenziale che l’e-commerce ha, riuscendo a connettere consumatori e retailer di nazionalità diverse, i quali, con l’ausilio di internet, possono espandersi e crescere con facilità in mercati diversi da quello domestico. Tra i limiti però di cui soffre l’e-commerce cross border, vi sono quelli legati alla velocità di consegna, che spesso si rivela più lunga rispetto quanto indicato in fase d’acquisto. Oppure il rischio di ricevere le merci sbagliate, danneggiate o di non reperire abbastanza informazioni riguardo garanzie o diritti. Infine, molti retailer dispongono di limiti geografici, vendendo solo in alcuni Paesi.