Le fashion blogger ormai sono proiettate verso storytelling di immagini nei quali le passerelle sono il pretesto. Ma gli accrediti in Camera moda aumentano dell’80%.
Hanno poco più di vent’anni, sono fotogeniche di professione e seguono le sfilate esclusivamente in front row. Le fashion blogger e influencer italiane, stagione dopo stagione, hanno aumentato il tasso di presenzialismo (per contratto) a passerelle, presentazioni ed eventi della Milano fashion week. Ma il loro lavoro ormai prescinde dal momento della passerella. Ciò che conta, è lo storytelling del personaggio. Cioè che conta è chi fa le foto, il ‘cosa’ e il ‘quando’ (quindi, la passerella) diventano pretesto.
ACCREDITI MOLTIPLICATI
La Camera Nazionale della Moda Italiana ha confermato a Pambianco Magazine che l’aumento degli accrediti è stato dell’80% per l’edizione dello scorso febbraio rispetto al settembre 2016. I parametri per ricevere l’accredito comprendono l’effettiva esistenza di un blog o di un account, la periodicità di aggiornamento, la tipologia di contenuti pubblicati, il numero di follower reali, le visualizzazioni. Fino a non molto tempo fa, c’era una differenza tra fashion blogger, dedicate al proprio sito web, e influencer, concentrate quasi esclusivamente sul seguito garantito dai social network, Instagram in primis. In pratica, i due mondi si sono gradualmente sovrapposti.
PUBBLICO E PRIVATO
Chiara Ferragni, forte di oltre 8 milioni di follower, è senza dubbio la più nota esponente dell’universo blogger. E oggi è il miglior esempio di come si sta trasformando la sua attività. Durante l’ultima fashion week, Ferragni, come tante altre, ha alternato scatti in posa con foto che la ritraggono con i suoi familiari, il fidanzato, il suo bulldog francese. Tutto ciò che comporta il coinvolgimento con le sfilate viene condiviso attraverso le Stories, i brevi video temporanei dalla durata di 24 ore. Il portfolio Instagram diventa un album privato che, spesso, paradossalmente, non riporta le immagini scattate a bordo passerella. Quindi, c’è tutto salvo che la sfilata stessa.
A TUTTO TAG
Il rapporto con le aziende si concretizza al di là del momento-sfilata, attraverso tag che riportano direttamente alla pagina Instagram del brand. Le firme degli outfit sono dettagliatamente segnalate proprio come un redazionale di moda cartaceo e, sempre più spesso, si aggiungono anche collaborazioni extrasettore: hotel di lusso, ristoranti stellati, case automobilistiche e tutto il personale necessario alla realizzazione degli scatti: fotografo, make up artist, hair stylist. In linea con quanto detto per Ferragni, influencer come Eleonora Carisi, Erika Boldrin, Linda Tol hanno comunicato la propria presenza alle sfilate di Milano, Parigi o New York facendosi fotografare in alcuni luoghi caratteristici della città, limitando al minimo i post con immagini di sfilata, di fatto replicate ovunque già pochi secondi dopo la fine dello show.
SOCIAL STORYTELLING
Se la sfilata non è protagonista, serve una storia. E, come ogni storia, ha bisogno di una trama. Le settimane della moda offrono questa sceneggiatura: si parte dall’arrivo in aeroporto (foto con il trolley), camera d’albergo (foto degli abiti sul letto), in giro per la città (foto dall’auto privata), sfilata, ristorante (foto della tavola imbandita), party, after-party. Gli storytelling sono tutti uguali. Cambiano le protagoniste. Sono quelle che fanno la differenza. Fino all’ultimo like. di Gianni Salerno