Nella partita tra le capitali della moda irrompono le strategie del snbn e delle sfilate che aggregano linee maschili e femminili. Una scossa a presenze e calendari.
Non è più una questione, solo, di location, date e sovrapposizioni. I calendari, ma soprattutto, l’identità delle fashion week di tutto il mondo, girano (e turnano) oggi attorno al modello impostato sul trittico: sfilata-social-business. Tradotto: passerelle studiate per massimizzare la capacità di ingaggio del pubblico e di produrre ricavi. Declinazioni: sfilata unica e ‘see now-buy now’ (snbn). Lanciato concettualmente a New York a fine 2015, e poi abbracciato da Londra e ‘respinto’ dall’alleanza continentale di Milano e Parigi, oggi il nuovo modello sembra aver superato distinzioni geografiche e di principio. In tutte le capitali della moda, le date dei défilé sono state ripensate alla luce delle nuove strategie di snbn, e, ancora più decisamente, dall’adesione di un numero crescente di marchi alla sfilata unica.
TUTTI I CAMBIAMENTI
Il fenomeno è particolarmente lampante a Milano: sotto la Madonnina, per questa tornata di sfilate, sono una decina i brand che presentano le proprie proposte in un unico show. Tra i nomi più importanti quelli di Gucci e Bottega Veneta, che hanno lasciato il calendario maschile per presentare uomo e donna insieme durante la fashion week di febbraio. Decisioni che hanno portato a una diminuzione degli appuntamenti del calendario maschile milanese, oltre che a un suo appeal decisamente minore. Discorso inverso per Dsquared2, Marcelo Burlon County of Milan e Neil Barrett, che hanno fatto sfilare entrambi i generi a gennaio, cancellandosi però dai défilé donna di febbraio. A ‘salvare’ lo status quo rimangono Prada, Fausto Puglisi, Moschino e Antonio Marras, che pur portando in pedana look misti, continueranno a presentare le proprie collezioni quattro volte all’anno. Ma gli scossoni non arrivano soltanto dalla città italiana. A Parigi, Saint Laurent ha annullato la propria presenza nel calendario uomo e sfilerà nella capitale francese soltanto con la donna. Discorso inverso per Paul Smith, che ha presentanto uomo e donna insieme al menswear di Parigi, ‘rubando’ a Londra la sfilata femminile. Ma d’altra parte, la capitale inglese si rifà togliendo a Milano Vivienne Westwood: la stilista ha fatto sfilare uomo e donna insieme a Londra, rinunciando alla classica sfilata maschile sotto la Madonnina. Sfilata unica anche per Burberry, tra i primissimi marchi ad abbracciare questa tendenza e per Versus Versace: entrambi sfileranno a Londra soltanto nel calendario donna. Ma gli scricchiolii più forti arrivano dalle passerelle di New York: la capitale americana della moda ha visto la diminuzione degli show, con la perdita per l’uomo di nomi come quelli di Tommy Hilfiger, Michael Kors e Coach. E tra chi ha scelto la sfilata unica c’è anche Calvin Klein, che ridurrà da due a uno gli show nella Grande Mela. A parziale compensazione, la città americana ha visto l’arrivo di Philipp Plein, che ha lasciato Milano per trasferirsi a Manhattan con una sfilata unica durante la Nyfw di febbraio.
QUESTIONE DI METEO
Sfilata unica, ma non solo. Anche il ‘see now-buy now’, ovvero la possibilità di far acquistare ai clienti i prodotti visti in passerella subito dopo la sfilata stessa, sta condizionando fortemente le decisioni dei brand su tempi e luoghi dei défilé. Ad esempio, Tommy Hilfiger ha lasciato New York per Los Angeles proprio per questo motivo: il designer ha reputato più idonea la città californiana per presentare la P/E 2017, spiegando come “il mood di questa collezione sia in linea con il lifestyle californiano”. Oltre al mood, l’esigenza di vendere capi estivi subito ha fatto il resto.
di Caterina Zanzi