Ecologico, bio, green. I termini utilizzati dal settore tessile per indicare il proprio coinvolgimento in progetti legati alla sostenibilità ambientale abbondano ma non sempre è possibile accertare risultati tangibili.
Andrea Crespi, Direttore Generale di Eurojersey, tra le aziende leader nel settore dei tessuti indemagliabili, espone a PambiancoNews i progetti che, già in tempi non sospetti, hanno caratterizzato le ricerche del brand con un occhio di riguardo al Made In.
Quando ha iniziato Eurojersey a sviluppare un approccio sostenibile?
Il nostro percorso è iniziato nel 2007, anno di nascita del progetto SensitivEcoSystem®, un marchio che abbiamo subito registrato per sottolineare l’intenzione di sviluppare nel tempo le ricerche in materia. In quel periodo la spinta alla globalizzazione era ferma ma noi abbiamo preferito rimanere un’Azienda italiana, con nome e capitali saldamente legati al territorio nazionale. Abbiamo varato SensitivEcoSystem®, principalmente per rendere Eurojersey più evoluta a livello di impatto ambientale. Per Eurojersey la sostenibilità non è marketing ma un miglioramento del nostro processo produttivo da cui nasce una famiglia di tessuti tecnici indemagliabili che si chiama Sensitive® Fabrics, oggi in grado di fissare il benchmark come tessuto con il minor impatto ambientale in fase di produzione grazie alla scelta di non delocalizzare. Lavorando il tessuto sul nostro territorio ci prendiamo cura, parallelamente, sia di ciò che realizziamo che del territorio stesso. Questo è stato lo spirito con cui è nato il progetto che si è poi evoluto attraverso una profonda ricerca all’interno dell’Azienda. SensitivEcoSystem®, ha comportato anche scelte “scomode” come decidere di eliminare qualsiasi tipo di energia elettrica che non provenga da fonte rinnovabile, proprio in visione del nostro percorso. Negli ultimi nove anni sono stati investiti all’interno dell’Azienda 45 milioni di euro destinati all’incremento del progetto.
Quali risultati avete constatato finora?
Tra i risultati più rilevanti, un recupero 30 milioni circa di litri di acqua calda che vengono riutilizzati nel ciclo produttivo, con un risparmio energetico di più di 200 T.E.P. (tonnellate equivalenti di petrolio) grazie ad un sistema avanzato di purificazione dei fumi che permette all’Azienda di riutilizzare l’acqua destinata al raffreddamento dell’impianto. Dal calore recuperato dal sistema di depurazione fumi, abbiamo contenuto significativamente il consumo di gas metano risparmiando circa 200.000 metri cubi l’anno di gas e impedendo così a 400 tonnellate di anidride carbonica e 12.000 litri d’ olio di finire nell’atmosfera dando la possibilità di respirare un’aria migliore; importante anche un notevole risparmio nel consumo di acqua (- 60%), di energia (-30%) ed emissione di gas effetto serra (-60%), grazie all’innovativo metodo di stampa Eco-Print brevettata da EUROJERSEY, che offre notevoli vantaggi sul piano estetico garantendo un’alta definizione del disegno e soprattutto sul piano ambientale rispetto ai parametri di stampa tradizionale per ogni metro di tessuto; e ancora 4.000 metri di cellophane e 9.000 tubi di cartone risparmiati, grazie allo studio di un nuovo packaging dei tessuti che evita sprechi. Inoltre, dal 2008 viene utilizzata energia elettrica prodotta solo da fonti rinnovabili per l’intero fabbisogno dello stabilimento e sono stati svolti importanti interventi per la riduzione del consumo di energia elettrica su impianti di servizio e macchinari di produzione, consentendo singoli risparmi tra il 20% e il 55% per un risparmio energetico annuo complessivo di 700.000 kwh
Ultimo importante risultato, nel 2008 siamo partiti con una certificazione, ai tempi quasi sconosciuta, chiamata EPD Environmental Product Declaration, che consente la mappatura del processo produttivo così dopo 2 anni siamo riusciti a certificare l’emissione di Co2 per ogni metro quadrato di tessuto che produciamo. Questo ci è servito come benchmark interno e per monitorare ogni anno qual è il miglioramento raggiunto.
Eurojersey sta sperimentando anche la possibilità di riutilizzare i tessuti in avanzo. In che modo?
Abbiamo iniziato un percorso abbastanza virtuoso: tramite in nostro partner fornitore Aquafil è stata realizzata una partnership destinata a operare su tutto ciò che rappresenta aborto di produzione, scarti tessili, cimosse, fine pezza e tutto ciò che fino a ieri Eurojersey e altre aziende tessili pagavano per mandare in discarica. Oggi affidandoci a un processo chimico-meccanico il tessuto ritorna ad essere filo. Grazie a questo progetto non abbiamo mandato in discarica 23 tonnellate di tessuto che è stato rigenerato e riutilizzato.
Cosa differenzia Eurojersey nel mercato tessile italiano e internazionale?
Sin dagli esordi abbiamo sempre puntato a dare valore non solo al nostro prodotto di qualità ma anche al brand. Eurojersey è tra le poche realtà tessili ad avere un marchio registrato vero e proprio per i suoi tessuti. Vendere Sensitive® Fabrics non significa solo esporre un bel prodotto ma proporre tessuti etico: è una responsabilità che abbiamo nei confronti dei nostri clienti. Negli ultimi anni il marchio Sensitive® Fabrics si è imposto nei settori underwear e beachwear grazie a una forte operazione commerciale e una tendenza di mercato che richiede prodotti che siano molto più polivalenti, devono avere un look attraente come un tessuto navetta e comodi come una maglia ma anche performanti in quanto indemagliabili. Sensitive® Fabrics è l’essenza di questi tre aspetti: bello, comodo e funzionale allo stesso tempo. Negli ultimi sette anni abbiamo avuto una grossa crescita del nostro fatturato, più che raddoppiato nel settore abbigliamento grazie a collaborazioni con luxury brand importanti come Herno, Max Mara, Chiara Boni, Theory, Alexander Wang e marchi legati all’athleisure. Lo spettro di clienti con cui stiamo collaborando conferma il concetto di abbigliamento su cui stiamo puntando: evoluto ed evolutivo.
A proposito di evoluzioni, come si sta sviluppando la parthership con Herno?
C’è un rapporti di work in progress con Herno che è estremamente stimolante. Herno è un brand di alto livello che coadiuva lo stile alla funzionalità, stiamo crescendo insieme.
A breve in Europa i prodotti tessili dovranno essere dotati di una certificazione che dichiara l’impatto ambientale, noi abbiamo giocato in anticipo. Credendo nel Made In, nella filiera corta e in una partnership tra fornitori abbiamo messo in linea Radici Group, una realtà italiana importante nella produzione di nylon, Eurojersey e Herno per certificare e valutare l’impatto ambientale nella produzione del filo, del tessuto e del capo finito tramite i parametri della PEF (Product environmental footprint) in grado di conteggiare le emissione di polveri, il consumo di energia di acqua ecc.
In occasione dell’ultima edizione di Pitti Uomo, Herno ha presentato la prima giacca certificata, simbolo della trasparenza con cui abbiamo comunicato l’impatto ambientale del prodotto.
Stiamo lavorando anche ad un nuovo progetto: saremo in grado di valutare qual è l’impatto del medesimo capo fatto dall’altra parte del mondo rispetto alla produzione in filiera corta. Stiamo cominciando a scoprire che produrre lo stesso indumento altrove con l’utilizzo di materie prime comporta un aumento dell’impatto sull’ambiente del 40%. Dovremmo chiederci non solo quanto inquiniamo ma quanto vale questo inquinamento, quanto costa non solo a livello monetario ma anche ambientale.