Le griffe francesi specializzate in abbigliamento per bambini investono sul mercato italiano. E crescono tra marchi di proprietà e in licenza, proposte luxury e low cost.
Tra le strade del centro, nei centri commerciali, all’interno degli outlet village. Da alcuni anni, in Italia, i marchi francesi di abbigliamento per bambino stanno sviluppando un’incalzante espansione retail. Come mai le aziende d’oltralpe investono tanto nel nostro Paese? E cosa fa apprezzare il loro stile?
PARTITA DOPPIA
Alcune importanti realtà produttive francesi propongono i propri brand e, parallelamente, sono licenziatari di griffe ampiamente affermate nel panorama internazionale. Il Gruppo Zannier, per esempio, è approdato in Italia negli anni 90. E, attualmente, è presente in numerose città con l’insegna low cost di proprietà Zgeneration, ma vanta una presenza massiccia in oltre mille negozi multimarca che espongono gli altri brand di proprietà Catimini, 3Pommes, Beckaro, Lili Gaufrette, Jean Bourget, Chipie, Chillaround, Absorba così come i marchi su licenza Kenzo Kids, Paul Smith Junior, Esprit, Junior Gaultier, Levi’s Kids e Dim. “L’Italia – dichiara a Pambianco Magazine il direttore generale del Gruppo Zannier Fabio Cancellieri – rappresenta il nostro secondo mercato con un fatturato di circa 80 milioni di euro ed è dunque un Paese prioritario nelle strategie del Gruppo. La differenza principale rispetto agli altri mercati è rappresentata dalla qualità dei nostri negozi multibrand, capaci di adattarsi ai cambiamenti dei consumatori promettendo una shopping experience di nuova generazione”. Gli fa eco Claudia Collini, managing director di Children Worldwide Fashion, azienda che, ai marchi di proprietà Carrément Beau, Une Fille # Today I am, Billybandit e Billieblush, affianca le licenze di Dkny, Little Marc Jacobs, Karl Lagerfeld Kids, Chloé, Boss e Zadig & Voltaire. “L’Italia – dice Collini – è sempre stato un mercato chiave per Cwf poiché è un Paese attentissimo al kidswear di qualità e quindi in linea con l’immagine dei nostri marchi. In Italia, la distribuzione multimarca è ancora molto forte, dal momento che ci sono molti negozi belli e prestigiosi e una clientela molto chic e raffinata”. “Attualmente – aggiunge la manager – vendiamo i nostri prodotti in 520 negozi wholesale”. Cwf è presente in Italia dal 1991 come Gruppo, ma già dal 1965 presidiava il territorio nostrano con Albert, precedente società di creazione, produzione e distribuzione. Sia Zannier sia Cwf stanno aprendo flagship in grado di contenere tutta la loro amplia offerta commerciale. Zannier investe in Kidiliz, “prima insegna multichannel e multibrand della moda enfant – spiega Cancellieri – che raggruppa sotto un unico tetto tutti i marchi e le licenze del gruppo, un modello imprenditoriale in affiliazione che, per le sue caratteristiche, trova un forte eco nel mercato italiano”. Cancellieri è ottimista sull’andamento dei prossimi mesi, su diversi canali di distribuzione, in particolar modo il multibrand. Cwf ha da poco inaugurato il flagship store romano ad insegna Kids Around, cui seguiranno altre importanti aperture nei prossimi mesi. Anche Collina vede uno scenario positivo per quanto concerne i clienti italiani: “Dopo un periodo economico difficile – prosegue – il mercato è nuovamente in crescita ed è sicuramente percepibile il ritorno di un’attitude positiva accompagnata da una reale volontà di investire in moda. I clienti italiani presentano grande attenzione alla qualità e all’originalità dei prodotti, e l’offerta garantita dai nostri brand incontra pienamente questa necessità”. non solo licenziatari Oltre alle aziende di grande impatto produttivo, la Francia conta anche su realtà che sviluppano un brand singolo e molto identificato. Petit Bateau, etichetta presente in Italia da oltre 40 anni e con una filiale sul territorio da circa 30, ha fatto breccia nel cuore dei piccoli clienti così come in quello dei genitori grazie a uno stile essenziale caratterizzato dalle tradizionali righe blu su fondo bianco, un look très franç++ais adottato per la linea adulto come per quella bambino. “Il mercato italiano è molto recettivo al brand che è distribuito sia direttamente sia nel circuito selettivo – dichiara il direttore generate di Petit Bateau Italia Giorgia Seriello – quindi in realtà non abbiamo scelto di distribuire in Italia, è il mercato stesso che ha scelto e confermato l’amore per il brand negli anni”. Il nostro Paese rappresenta il secondo mercato europeo dopo quello francese. “In Italia ci differenziamo per il posizionamento qualitativo nel mondo dell’adulto e per l’immagine raffinata che caratterizza le maison francesi, e che noi sottolineiamo all’infinito rispetto ad altri Paesi in quanto adoriamo questa anima chic e semplice e spontanea”. La rete distributiva di Petit Bateau sta cambiando di pari passo con la sua identità easy-chic, abbandonando gradualmente i grandi centri commerciali per fare breccia nei centri città. “Abbiamo inoltre sviluppato il concept ‘wholetail’: partnerships con solidi retailers per aprire punti vendita strategici dove il prodotto e acquistato, ad hoc, secondo la piazza e il negozio personalizzato di conseguenza al luogo dove si trova”. Un progetto che, in Italia, conta attualmente 10 wholetailers e punta ad affinare la distribuzione del brand, ad oggi presente in circa 450 punti vendita wholesale tra adulto e bambino, 18 negozi diretti su strada, 7 concessions all’interno di Coin e 2 outlet nei circuiti McArthur & Glen. Anche Petit Bateau è in qualche modo legata ai luxury brand, non attraverso contratti di licenza (come Cwf e Zannier), ma grazie alle capsule collection che da anni caratterizzano la proposta commerciale del brand. Jean-Charles de Castelbajac, Cédric Charlier, Christian Lacroix e Carven sono solo alcune griffe che hanno collaborato con il marchio attraendo clienti sempre più sofisticati. Una strategia assente nei competitor italiani.
ONLINE IN STALLO
Se l’espansione retail procede a gonfie vele il vento sembra soffiare con meno fervore in rete. L’e-commerce per i brand francesi del childrenswear non è ancora del tutto decollato in Italia, salvo l’exploit di Petit Bateau (+60%). “In generale il business dell’e-commerce nel settore dell’abbigliamento junior è ancora irrisorio se paragonato a Paesi come la Francia e l’Inghilterra, anche se in forte crescita. Ad oggi rappresenta meno del 2% contro una media del 13%”, dichiara Cancellieri del Gruppo Zannier. Cwf non ha attualmente sviluppato un proprio canale e si affida alle piattaforme dei propri partner commerciali; “Abbiamo da poco lanciato kidsaround.com, e-commerce ufficiale, ma per il momento è destinato solo al mercato francese”, specifica Collini.
LA VIE EN ROSE
All’appello di questa analisi del bimbo d’oltralpe manca Du Pareil au Même, in fase di definizione dopo la recente acquisizione effettuata dal gruppo Sergent Major. I francesi hanno dato porva di saper gestire sia brand low cost sia i rapporti con le grandi maison internazionali, vantano un piano retail preciso e in via di espansione, hanno studiato e compreso le abitudini di acquisto degli italiani. Sono aspetti che rendono probabile, anche in prospettiva, una robusta presenza francese in Italia.
di Marco Caruccio