Nei primi 5 mesi 2016, le griffe quotate hanno scontato sui listini il continuo rallentamento dell’Asia e lo stop dei flussi turistici nel Vecchio continente.
Primi cinque mesi dell’anno con freno a mano tirato per il lusso. Le Borse mondiali sono state influenzate dal rallentamento dell’Asia, che continua a essere in contrazione, e dalla stagnazione dell’Europa, dove tutte le principali griffe hanno registrato pesanti segni meno, legati all’interruzione dei flussi turistici in seguito agli attentati terroristici. Non basta il mercato americano, in fase di stabilizzazione, a riequilibrare i conti. I listini internazionali risentono, inoltre, delle turbolenze politiche generate dalle elezioni presidenziali Usa, con un possibile inserimento alla Casa Bianca di Donald Trump, e dalla possibile uscita della Gran Bretagna dall’Europa.
EUROPA, LO SPORTSWEAR IN TESTA
Guardando il valore dei titoli al 31 maggio 2016 (e la variazione dal primo gennaio), il migliore in Europa è Adidas che ottiene una crescita del 29,9% sul listino di Francoforte. Un ulteriore dato positivo, dopo la corsa del 59,3% avvenuta nel 2015, che poggia anche sulle buone prospettive annunciate dal colosso dello sporstwear che ha alzato dal 10-12% al 15% la stima sulla crescita delle vendite a cambi costanti per l’intero 2016, periodo in cui i profitti da attività operative dovrebbero registrare un aumento tra il 15 e il 18 per cento. Medaglia d’argento è Moncler che, nei primi cinque mesi di questo anno fiscale, mette a segno in Borsa una crescita del 17,1 per cento. L’azienda di abbigliamento ha chiuso il primo trimestre con ricavi pari a 237,3 milioni di euro, in aumento del 18% rispetto allo stesso periodo nel 2015. Terzo posto per Brunello Cucinelli il cui titolo, nel periodo, è cresciuto del 9,4 per cento. Brunello Cucinelli, presidente e AD dell’azienda che ha chiuso i primi tre mesi d’esercizio con ricavi netti 121,8 milioni di euro a +9,1%, ha dichiarato che l’anno in corso “sta andando davvero bene. Possiamo aspettarci per l’anno 2016 una sana crescita a due cifre sia del fatturato che dei profitti”. All’altro estremo della classifica europea, tra chi ha faticato maggiormente si trova Aeffe. Il titolo della società, nel periodo, ha subito un calo 26,2 per cento. Penultimo in classifica è Italia Independent che subisce una discesa del 28,8 per cento. Nel 2015 la società fondata da Andrea Tessitore e Lapo Elkann ha messo a segno ricavi per 39,6 milioni di euro, in progressione del 20,4% rispetto al 2014. L’azienda ha tuttavia registrato un ebit in flessione da 1,32 a 1,17 milioni di euro, a causa “dell’incidenza dell’ammortamento dei costi legati all’apertura dei nuovi negozi e dei nuovi uffici del gruppo, oltre che alla crescita degli accantonamenti ai vari fondi”. All’ultimo posto si trova Safilo il cui titolo è calato del 35,1 per cento. La società attiva nell’occhialeria ha chiuso il primo trimestre con vendite nette in calo del 7%, a 301,6 milioni, un ebitda di 19,8 milioni (-36,8%) e un ebitda adjusted di 25,2 milioni (-22,6%), confermando la fase di transizione del gruppo.
USA IN AFFANNO
In testa alla classifica statunitense c’è Pvh Corp che, nel periodo considerato, ha messo a segno in Borsa una crescita del 27,8 per cento. Nel 2015, i ricavi hanno accusato il rafforzamento del dollaro, scendendo in dodici mesi da 8,2 a 8 miliardi di dollari (circa 7,16 miliardi di euro), ma gli utili hanno registrato una crescita del 30,4% a 572,4 milioni. Medaglia d’argento a Kate Spade che ha ottenuto un progresso del 22% anche grazie a un primo trimestre superiore alle stime. Il gruppo newyorkese ha infatti archiviato i tre mesi al 2 aprile con vendite in aumento del 7,5% a 274,4 milioni di dollari (circa 237 milioni di euro), contro i 271,2 milioni attesi dal consensus Thomson Reuters, registrando il passaggio da una perdita di 55,2 milioni di dollari a utili netti per 11,6 milioni. Medaglia di bronzo, invece, a Coach, il cui titolo ha segnato un incremento del 18,2% grazie ai primi segnali convincenti dopo dieci trimestri in negativo. Sui nove mesi, i ricavi del gruppo americano si sono chiusi in crescita del 4,7% a quota 3,337 miliardi di dollari, trainati da un terzo trimestre a +13% a 1,03 miliardi di dollari, oltre le stime degli analisti. Dalla parte opposta della classifica, il peggiore è Gap, con un calo del 28,9 per cento. Penultimo è Abercrombie & Fitch che in Borsa è calato del 26,8 per cento. Per l’anno in corso le previsioni di Arthur Martinez, presidente esecutivo dell’azienda, sono di sostanziale stabilità delle vendite. In terzultima posizione, si trova L Brands che ha registrato una discesa del 24,7 per cento. Il calo sul listino sconta, probabilmente, anche la fase di ristrutturazione avviata dalla controllata Victoria’s Secret, protagonista di una revisione delle proprie categorie merceologiche: eliminazione della linea swimwear, delle calzature, degli accessori e dell’abbigliamento.
L’ASIA SEMPRE IN CRISI
Critica la situazione in Asia, dove l’unico titolo ad aver messo a segno una performance positiva è Prada (+6,3%). La griffe, dopo aver chiuso il 2015 utili in calo del 27% a 330,9 milioni, ha annunciato una strategia focalizzata sul digitale e sull’armonizzazione dei prezzi, con l’obiettivo di arrivare a un differenziale di circa il 10% tra le varie aree geografiche. Per gli altri titoli presenti nella classifica di Pambianco Strategie di Impresa, il segno è negativo: Samsonite, tra i titoli in calo, è stato quello che ha segnato una performance migliore (-0,6%), cui seguono Li & Fung (-22,4%), Esprit (-26,3%) e Fast Retailing (-26,5%).
di Letizia Redaelli e Alessio Candi