La multiculturalità come fulcro del suo stile. La collezione kidswear di Stella Jean rispecchia la filosofia di vita che la caratterizza anche in famiglia.
Vincitrice del concorso Who is on next? nel 2011, collezioni femminili e maschili applaudite durante Milano fashion week e da quattro stagioni impegnata anche con una linea childrenswear per bambini dai 2 ai 14 anni. Stella Jean, romana di origini creole, si racconta alla vigilia di una nuova edizione di Pitti Immagine Bimbo.
C’è differenza nel disegnare una collezione bambino rispetto a quelle pensate per uomini e donne?
C’è un sentimento diverso, anche se la filosofia che accompagna le mie collezioni rimane immutata. Alla base c’è un messaggio di multiculturalità applicato alla moda. Culture differenti che dialogano anche nel mondo del kidswear. I bimbi, inoltre, hanno un’attrazione immediata verso questi temi perché privi di pregiudizi.
Che tessuti utilizza per la collezione kids?
A volte, per le collezioni adulto ci sono materiali più tecnici e sperimentali, mentre per quanto possa sembrare strano il mio universo bambino è fermamente radicato alla classicità. Ciò che impatta a prima vista sono i colori, le stampe vivaci, tropicali, ma le forme e i materiali sono molto tradizionali, molto europei, molto italiani. Disegno abiti per bambini vestiti da bambini. Utilizzo prevalentemente cotone e lana in varie trame per la maglieria. Alcune stampe sono comuni a quelle delle collezioni femminili e maschili, mentre altre sono meno astratte e più figurative, ci sono riferimenti familiari per i bambini, elementi formali che possono riconoscere subito come le gonne a ruota. Cerco di bilanciare i colori caraibici e le forme italiane. Tutti i capi sono prodotti in Italia (da Camac Srl Industria, ndr) tranne alcune applicazioni che vengono fatte nel contesto della produzione sostenibile, qualcuna dell’ultima collezione ad Haiti, nella collezione precedente abbiamo coinvolto personale specializzato in Burkina Faso. Mi piace integrare i viaggi che faccio e le tecniche sartoriali di Paesi con risorse e patrimonio culturale in ambito tessile. Lo definisco un progetto di ricerca, evoluzione e cooperazione continua che coinvolge anche la collezione bambino.
Cosa rappresenta per lei Pitti Bimbo?
Pitti Bimbo è riuscito ad affiancare alla dimensione professionale (presentare nuove collezioni da proporre ai buyer in ambito internazionale) un ambiente che richiama la dimensione dell’infanzia. Vedo bambini che girano in fiera con i propri genitori sentendosi completamente a proprio agio.
La mia esperienza dimostra che la fiera è molto valida. Sebbene la mia collezione si componga solo di una dozzina di look, di stagione in stagione ho avuto quasi un raddoppio degli ordini.
Che tipo di mamma è Stella Jean?
Anche nell’educazione dei miei bambini mischio principi di due culture, da una parte gli insegnamenti di matrice italiana e dall’altra un certo piglio più caraibico. Li immergo in campi artistici, musicali, culinari diversi. In tutti questi ambiti, vedono la cultura in cui sono nati, quella italiana e in più quella haitiana. Li porto a scoprire attraverso i loro sensi mondi differenti così che siano immediatamente abituati a non costruirsi muri intorno.
Com’era da bambina?
Ero una di quelle che ne combinano di tutti i colori. Inizialmente ero un maschiaccio, dopodiché ho iniziato a essere affascinata dagli abiti femminili. Sono stata fortunata perché ho avuto una mamma che mi ha permesso di scegliere, di giocare con l’abbigliamento e usarlo come mezzo di espressione. Non bisogna dimenticare che un bimbo si esprime anche attraverso i vestiti, è bello che siano coinvolti nella scelta dei loro abiti perché, attraverso una forma o un colore, il bimbo si racconta. Bisognerebbe ascoltarlo sempre piuttosto che imporgli un’uniforme.
di Marco Caruccio