La ricerca sui principali gruppi del childrenswear evidenzia una crescita per i brand di abbigliamento. Mentre calano i ricavi delle calzature per piccoli.
Dopo aver accennato una ripresa nel 2014, nel 2015 il childrenwear italiano torna in stallo. Un andamento riflessivo che riflette le difficoltà congiunturali che toccano altri ambiti del made in Italy e, soprattutto, sui quali pesa ancora l’incognita dei consumi interni e l’altalena dei mercati internazionali. È quanto risulta dallo studio sui fatturati delle principali aziende della moda a taglie piccole condotto da Pambianco Strategie di Impresa. La ricerca è stata condotta sulla base dei conti 2015 di nove aziende del settore che hanno diffuso i dati economici. Nell’anno appena concluso, il panel di realtà considerate ha totalizzato un fatturato di 416 milioni di euro, in calo dello 0,8% rispetto al 2014.
BENE LA MODA, GIÙ LE CALZATURE
Entrando nel dettaglio dello studio, emerge come l’abbigliamento abbia registato tassi di crescita superiori alla media complessiva del panel. Calano, invece, le vendite di calzature da bambino. A guidare anche nel 2015 la classifica per fatturato è il gruppo Imac, realtà fondata nel 1975 da David e Renato Mazzocconi e cui fa capo il marchio Primigi. La divisione bambino ha realizzato un fatturato di 119 milioni di euro contro i 120 dell’anno precedente. A livello complessivo, il gruppo, attivo anche nelle calzature per adulti con il marchio Igi & co, ha invece concluso il 2015 con un turnover in crescita del 5,3% a 242 milioni di euro. In seconda posizione si piazza il gruppo Miniconf, azienda di Ortignano Raggiolo, in Toscana, cui fanno capo i marchi Sarabanda, Dodipetto e iDo, che ha archiviato lo scorso esercizio con un incremento delle vendite del 7,4 per cento. L’azienda aretina sta spingendo la strategia di crescita internazionale proseguendo, anche nel 2016, la sua espansione commerciale fortemente legata al concetto di retail monomarca per entrambe le sue label Ido e Sarabanda con una serie di aperture nell’Est Europa. La cuneese Mauli, grazie alla migliore performance di crescita nel 2015 (+15,6%) ha conquistato la terza posizione in classifica. Fondato negli anni Sessanta, il gruppo conta due brand di proprietà, Birba e Trybeyond e produce conto terzi “per alcune tra le più importanti catene di retail internazionali”, si legge sul sito dell’azienda. Dagli anni duemila ha esteso il suo raggio d’azione anche nel retail con il lancio del format di negozi Idexè. Attualmente, sono oltre 180 i punti vendita in Italia, cui si aggiungono più di 40 all’estero. Al quarto posto c’è Falc, azienda calzaturiera di Civitanova Marche attiva nel bambino con il marchio Naturino e nell’adulto con Voile Blanche che ha terminato l’esercizio in calo del 9,1% a 44 milioni i ricavi. Segono quindi Monnalisa, tra le aziende impegnate nel progetto Elite di Borsa Italiana, in crescita nell’ultimo esercizio (+2,2% a 40 milioni), e Melania (calzature) che invece ha chiuso il 2015 in netta frenata (-21%) a 35 milioni di euro. Stabili le vendite de Il Gufo, impegnato in una serie di aperture in Oriente. Mentre, dopo un 2014 in positivo, si arresta nel 2015 (-9,2% a 16 milioni di euro) la crescita di Gimel, gruppo pugliese licenziatario di Alviero Martini 1A Classe Junior, Tagliatore Jr, Gaëlle Paris, Mimisol e Fefè. Chiude la classifica il gruppo Agb Company, cui fa capo la licenza di Harmont & Blaine Junior che ha registrato nell’ultimo esercizio un incremento dell’1,4% del fatturato.
di MIlena Bello