Una fetta consistente delle vendite dei big del lusso passerà dal web. A dirlo sono le analisi del settore e i movimenti, sempre più consistenti, dei marchi della moda nell’e-commerce. Come si legge nel dossier del prossimo numero di Pambianco Magazine, in uscita domani, attualmente la percentuale chiave delle vendite via internet è del 6-7 per cento. Una quota destinata a crescere, come certifica il report di Exane Bnp Paribas con Contact Lab: nei prossimi cinque anni la metà dei ricavi del lusso sarà influenzato dal mondo online.
L’indagine Pambianco sulle griffe italiane quotate del settore conferma la soglia strategica del 6-7%: questa la percentuale di incidenza delle vendite via e-commerce su quelle totali per Versace, Aeffe e Geox. Gli altri marchi continuano a mantenere top secret i propri risultati, a testimonianza di una sorta di timore reverenziale verso l’ambiente online. Delle 11 aziende prese in considerazione (oltre alle tre citate, anche Bottega Veneta, Brunello Cucinelli, Gucci, Moncler, Prada, Ferragamo, Tod’s e Valentino) soltanto tre hanno condiviso i dati. Anche se, in occasione della presentazione agli analisti, è successivamente emerso che anche Gucci nel 2015 si è attestato sul 6-7 per cento.
E intanto, nell’arena online è scattata la fase del consolidamento. I big del settore fanno i conti con le insidie ed evidenziano la necessità di allearsi con i competitor (che spesso sfociano in vere e proprie operazioni di m&a) per riuscire a resistere. E anche le griffe dimostrano di cercare di stringere patti con i retailer: il sito diretto sembra non bastare più.
Lo dimostrano gli sforzi intrapresi, per esempio, da Tiffany, che ha siglato un accordo globale con Net-a-porter per la vendita sul sito inglese di alcuni prodotti e da Ermenegildo Zegna che a partire da luglio lancerà su Mr Porter la propria collezione ready-to-wear.