A un anno dal lancio del “think tank” tra Imperial, brand del fast fashion made in Italy, e l’Università di Bologna, il progetto Creative Lab ha presentato ieri i primi risultati di una collaborazione innovativa pubblico/privato sulla ricerca applicata alla moda, frutto di un accordo-quadro della durata di cinque anni. Nel progetto rientra il laboratorio (500 metri quadri di superficie, per un investimento di mezzo milione di euro) creato all’interno del Centergross.
Il futuribile passa attraverso la virtual dressing room, una sorta di sfilata in 3D con software sviluppato nei laboratori del dipartimento di Ingegneria industriale, dove i capi proposti dall’ufficio stile di Imperial sono proiettati su uno schermo a grandezza naturale e indossati da una modella virtuale che riproduce i movimenti di un’altra modella, questa volta reale, posizionata in una sala retrostante e inquadrata da telecamere, in un ambiente di visualizzazione interattiva. L’innovazione è stata ideata per presentare le novità di collezione alla rete vendita globale prima ancora della realizzazione del prototipo: tempi ridotti, zero errori e feedback immediato, con possibilità di intervenire in diretta sui capi per mostrare eventuali modifiche alla clientela. Un altro aspetto su cui i ricercatori bolognesi hanno operato attraverso il dipartimento di Informatica (Disi) è la raccolta di informazioni post vendita per analizzare le dinamiche di acquisto al dettaglio, ottenendo un quadro immediato del venduto suddiviso per tipologia, colore ed età media delle persone che lo hanno acquistato. Infine, tramite Creative Lab, è stato avviato Unibo Launch Pad, primo e unico programma italiano di accelerazione imprenditoriale per giovani.
“Abbiamo scelto di investire in tecnologia per puntare sul futuro e sulle nuove generazioni – ha commentato Adriano Aere, presidente di Imperial – con la certezza che, nella sfida della competitività globale, a contare non è più tanto la dimensione d’impresa quanto la sua velocità”. “Imperial – ha aggiunto il rettore dell’Università di Bologna, Francesco Ubertini – ha colto la sfida della rivoluzione industriale in atto, tra globalizzazione e trasformazione digitale, e che procede a una velocità cui non eravamo assolutamente abituati. È il concetto stesso di trasferimento tecnologico a essere messo in discussione, perché richiede un tempo che ora non c’è più. Con Imperial stiamo sperimentando qualcosa di diverso, un’attività di progettazione congiunta, che costituisce una risposta a questa sfida tramite l’innovativa collaborazione tra impresa e ateneo”.