Dalla periferia di Copenhagen al mondo intero, Pandora, fondato nel 1982 dai coniugi Enevoldsen, oggi punta a essere il brand di gioielleria più amato del globo.
Nella Copenhagen d’inizio anni Ottanta un’intuizione cambia la vita di Per e Winnie Enevoldsen, marito e moglie: è il 1982 quando aprono un piccola gioielleria nel quartiere di Nørrebrogade, alla periferia della città. Nessuno, allora, si sarebbe immaginato che quello sarebbe stato l’inizio di una storia di successo, una storia che oggi tutti conoscono come Pandora. L’idea degli Enevoldsen è semplice, ma nella sua semplicità ha qualcosa di geniale: creare gioielli dalla manifattura pregiata, con un tocco decisamente femminile, ma a prezzi accessibili. Una filosofia che, dopo 34 anni, guida ancora l’azienda. Dopo poco tempo, essendosi resi conto dell’aumentare della domanda, gli Enevoldsen spostano l’attenzione verso la vendita all’ingrosso e così, dopo alcuni anni vissuti da grossisti, abbandonano la vendita al dettaglio e trasferiscono l’azienda in una sede più grande (Pandora, ancora oggi, vede la sua sede principale a Copenhagen) per poi, nel 1989, decidere di delocalizzare la produzione in Thailandia, dove già da tempo si recavano alla ricerca di gioielli e materie prime da importare. Ma la vera svolta, il momento in cui tutto cambia e l’azienda inizia a prendere la forma di quella che conosciamo oggi, arriva nel 2000. È all’inizio del secondo millennio, infatti, che viene concepito Moments, bracciale componibile oggi simbolo di Pandora. Gli orafi dell’azienda hanno un unico desiderio: far in modo che le donne possano distinguersi e esprimere la propria individualità creando il proprio bracciale personalizzato. Il gioiello, realizzato in argento sterling o in oro 14k, può essere combinato scegliendo tra centinaia di ciondolo, in argento o in oro, impreziositi da pietre, perle, smalti e vetro di Murano. L’azienda inizia a espandersi a livello internazionale: nel 2003 entra negli Stati Uniti, nel 2004 in Germania e in Australia. Negli anni, Pandora prosegue la sua espansione internazionale potenziando la sua capacità produttiva: l’azienda apre nel 2005 una fabbrica di proprietà in Thailandia, seguita da una seconda nel 2008, ed altre due nel 2010. Nello stesso anno, più precisamente a luglio, l’azienda sbarca in Italia dove oggi vanta un’importante presenza sul territorio: lo sviluppo della rete distributiva sullo Stivale inizia con la creazione di una rete multibrand di gioiellerie concessionarie, proseguendo con l’apertura di shop-in-shop monomarca e di alcuni concept store oltre ad aprire un flagship store a Milano, situato in piazza Gae Aulenti. Oggi Pandora è presente in più di cento Paesi tra i sei continenti. Sempre nel 2010 Pandora fa un’ulteriore salto di qualità: a ottobre, infatti, avvia la la quotazione sul Nasdaq Omx della Borsa di Copenhagen. Incredibile pensare che tutto sia iniziato in una piccola gioielleria, alla periferia della città. Oggi Pandora conta 1.800 concept store in tutto il modo, di cui ben 392 aperti nel 2015: a maggio dello scorso anno è stato inaugurato il concept store numero 1.500. Solo nel 2015 Pandora ha prodotto 100 milioni di gioielli e sono state incastonate ben 2,5 miliardi di pietre. L’azienda dà lavoro a 16.700 persone: se nel 2010 gli impiegati della fabbrica thailandese ammontavano a 5mila, oggi sono più che raddoppiati arrivando a quota 11mila. Pandora non è solo uno dei casi più affascinanti degli ultimi anni nel campo della gioielleria, ma è anche una realtà interessante per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro e la considerazione delle necessità dei propri dipendenti: non è un caso che l’84% di loro, su scala globale, raccomanderebbe l’azienda come posto di lavoro. Ogni livello di produzione è sottoposto a severe procedure di sicurezza, i dipendenti ricevono una formazione approfondita e sono dotati dei necessari dispositivi di protezione. Amore, cura e attenzione per il dettaglio sono i valori che guidano la creatività degli artigiani Pandora. E oggi l’obiettivo che si pone l’azienda è uno solo: diventare la maison di gioielleria più amata al mondo. Pandora ha chiuso il 2015 con un utile netto in crescita del 18,6%, sfiorando quota 3,7 miliardi di dkk (circa 492 milioni di euro), rispetto ai 3,1 miliardi del 2014. Il fatturato si è attestato a quota 16,7 miliardi di dkk rispetto agli 11,9 miliardi di dkk del 2014, corrispondenti a una crescita del 40% o del 28,9% in valuta locale. Pandora ha dato avvio a un nuovo programma di share buyback per un valore di 4 miliardi di dkk, che si completerà durante il 2016 e che ha come obiettivo principale quello di ridurre il capitale azionario dell’azienda .
di Letizia Redaelli