Il 2015 è stato un anno complesso, anche visto a consuntivo. Si è riscontrata una generale accelerazione nei fenomeni: mercati internazionali con andamenti contrastanti, forti oscillazioni delle valute, crisi politiche internazionali… Questa situazione ha alzato il tasso di imprevedibilità e complessità nella gestione delle imprese. E questo trend è destinato a diventare un fattore strutturale del futuro.
Guardando ora al 2016, notiamo un certo ottimismo tra gli operatori finanziari. Secondo il Fondo monetario internazionale e gli analisti interpellati da Bloomberg, l’economia mondiale registrerà un risveglio assai più evidente di quello di quest’anno, e il tasso di crescita tornerà in linea con la media di lungo termine. Tuttavia, sarà difficile rivedere uno sviluppo “sincronizzato”, spiegano gli esperti. Anche perché sullo scacchiere peserà l’effetto Cina. Le contorsioni del Drago continueranno ad agire da disturbo per tutte le economie mondiali, alimentando l’incertezza per una serie di comparti, tra i quali la moda, il lusso, il design.
Di fronte a un quadro a complessità crescente, per affrontare ciò che avverrà domani con una qualche base di solidità, le aziende dovranno definire con maggiore chiarezza la propria identità, partendo dalla consapevolezza di ciò che si è. Ed ecco che, nel momento delle scelte, ogni impresa deve pianificare guardando non soltanto al day-by-day, ma tenendo in considerazione anche la propria strategia di lungo periodo, in termini di posizionamento di mercato e modello di business.
Nel corso del nostro convegno del 13 novembre, abbiamo ragionato su tre “tipologie di posizionamento”, per le quali è possibile prevedere un “più facile” sviluppo di lungo periodo. La prima tipologia è quella del lusso, un segmento per il quale le partite si giocano sul fronte degli investimenti immobiliari nei negozi diretti, e, soprattutto in prospettiva, sulla capacità di rispondere alla crescente volatilità dello shopping in termini di prezzi, valute, cambio di gusti e flussi turistici. Le altre due tipologie individuate sono il lusso accessibile e il retail. Entrambe scontano la ridotta dimensione delle nostre aziende e, di conseguenza, un forte scarto strutturale nei confronti dei player internazionali. Per riuscire ad agganciare una domanda che sta lievitando nei mercati occidentali e che prende corpo anche negli emergenti, occorrerà trovare formule di valorizzazione dei propri contenuti, senza però potersi affidare al richiamo dell’etichetta made in Italy.
Si tratta evidentemente di sfide impegnative. Ma comprendere su quale fronte ci si trova, in un mondo di infinite combinazioni, è il presupposto per iniziare a giocare la partita.
David Pambianco