Per il settore delle calzature e quello della pelletteria un momento delicato. Le ultime edizioni dei saloni di riferimento (theMicam e Mipel) hanno evidenziato la necessit di un profondo ripensamento delle date di svolgimento delle fiere. Scarpe e pelle sono una delle pi classiche rappresentazioni della filiera italiana della moda, con struttura tipicamente da piccola e media impresa, e con scenari a complessit crescente che richiedono dimensioni, managerialit e capitali. In questo contesto, pu essere utile analizzare un fenomeno interessante. E cio quello della costante e progressiva divaricazione tra landamento (decrescente) dei volumi prodotti e quello (crescente) dei prezzi di vendita. Prendendo i risultati del 2014 delle calzature, il fenomeno si rileva nella differenza tra le paia di scarpe prodotte (-2,5%) e il valore della produzione (+0,8%). E ancor pi evidente emerge dai dati sullexport, che registrano un calo del 2,2% in volume e, allopposto, una crescita del 3,5% in valore. Questa divaricazione ha consolidato la posizione dellItalia al primo posto tra gli esportatori mondiali in termini di prezzo medio (e quindi di qualit dei prodotti), addirittura con un 50% in pi rispetto a chi sta appena dietro (Portogallo e Spagna). Per quanto riguarda la pelletteria, gli ultimi dati, quelli relativi al primo trimestre 2015, parlano di un aumento medio dei prodotti esportati del 10,7%, a fronte di una contrazione in quantit dello 0,7 per cento. Ebbene, il fenomeno un segnale chiaro che le nostre aziende sono capaci di valorizzare la propria qualit, e quindi di ottenere riconoscimenti monetari per i propri marchi o, pi generalmente, per il proprio Dna made in Italy. Per contro, il progressivo divario tra volumi e valori sembra rivelare un aspetto non sempre tranquillizzante. E cio limpoverimento strutturale di un settore industriale che si da sempre votato alla qualit, ma che dallaltro con volumi in costante calo vede comunque una riduzione delle aziende e del numero degli addetti. Proseguendo su questa strada, il rischio che lItalia veda trasformarsi la propria filiera industriale in una enorme struttura di artigiani.
David Pambianco