Debutterà in Borsa il prossimo mese di ottobre, ma da mesi gli analisti delle società finanziarie cercano di dare un valore al titolo Ferrari. La capogruppo FCA collocherà sul mercato il 10 per cento. La scommessa del management guidato da Sergio Marchionne è quella di strappare multipli superiori a tutti quelli riconosciuti ad altre case automobilistiche. Il Lingotto tenta, perciò, di allinearsi più con i moltiplicatori del lusso (oltre 10 volte l’ebitda), puntando anche più in alto di quelli riconosciuti a Porsche (4 volte l’ebitda).
Le banche d’affari sono arrivate a valutare Ferrari da 6 a 8 volte l’ebitda. Secondo un report dello scorso febbraio di Ubs (che fa parte delle banche coinvolte nel collocamento), il brand sarebbe adatto a “scambiare nella parte alta dei multipli del lusso alla luce dell’esclusività di Ferrari e del basso profilo di rischio; sarebbero quindi giustificati multipli nel range di 10-12 volte l’Ebitda, per una valutazione di 7-8 miliardi di euro. Secondariamente, anche assumendo una valutazione conservativa di 6 miliardi dell’Ipo Ferrari e 4 miliari di impatto positivo sul debito di Fca, l’indebitamento finanziario netto del gruppo Ferrari sarebbe di circa 500 milioni con abbastanza cash industriale a sostegno di una valutazione investment grade”.
Gli analisti di Mergermarket hanno stimato Ferrari 8,5 miliardi di euro e valutato il titolo 11 volte il valore dell’ebitda. “Multipli che sono in linea con i valori medi riportati dalle società del lusso coperte dalle nostre analisi – dicono dalla società finanziaria – ma inferiori a quelli indicati dal management, secondo il quale la società dovrebbe essere assimilata alla maison francese Hermès (multipli oltre 15 volte, ndr)”. Secondo gli analisti di Morningstar, Ferrari gode di una forte posizione di vantaggio (Economic moat), grazie a uno dei brand di più alto valore al mondo, ma rispetto al gruppo transalpino paga una marginalità più bassa a causa della maggiore intensità di capitale richiesta dal settore automotive.
Sono dei giorni scorsi, infine, le dichiarazioni di Sergio Marchionne, presidente della Ferrari, e Luca Cordero di Montezemolo, ex presidente Ferrari, in merito al valore del 10% del Cavallino (la quota destinata all’Ipo): se il primo la valuta attorno ai 10 miliardi di euro, il secondo è più ottimista e parla di 20 miliardi.
Secondo la stampa internazionale, lo sbarco in Borsa permetterebbe a alla società di raccogliere una liquidità sufficiente a finanziare investimenti in Fiat Chrysler Automobilies.