Il settore abbigliamento e accessori in Italia archivia il 2014 con segno meno: il sell out infatti scivola del 3,5% nell’anno appena trascorso. A pesare sul settore sia la contrazione dei volumi sia i prezzi deflattivi. Nonostante tutto, il 2014 sembra preannunciare il superamento del picco negativo toccato con l’impasse nel 2013.
Questa la fotografia scattata da Sita Ricerca, società specializzata nel monitoraggio dei consumi del fashion system, che, col nuovo anno, ha realizzato il primo studio sul settore intimo in Italia che mette in luce dimensioni, trend e fenomeni emergenti nel segmento premium. L’osservatorio nasce dalla collaborazione di Sita Ricerca e della testata specializzata Linea intima, due attori specializzati nell’analisi del settore intimo.
L’underwear italiano, che include intimo (corsetteria, notte, maglieria), beachwear e calzetteria, nel 2014 ha chiuso con un sell out di 4 miliardi di euro, in flessione del 2,3% rispetto al 2013.
Il perdurare della crisi, l’atteggiamento sempre più cauto del cliente, complice anche un clima assolutamente anomalo, hanno gravato sulla performance negativa. Il calo comunque va allentandosi, il settore ha infatti perso il 14% del sell out dal 2010, una media del -3,5% annuo.
Fa da contraltare il segmento di mercato premium che in scia ad anni di decrescita, nel 2014 ha fatto un balzo positivo del +11,2% grazie soprattutto alle buone performance di retail, department stores e anche dell’online. Il segmento premium si attesta così ad una quota pari al 16,9% sul totale delle vendite nel Belpaese.
Le nuove politiche assortimentali e di lay out dei department stores che valorizzano l’offerta premium, il nuovo canale internet che permette di accedere ad un prodotto di marca ‘accessibile’, le catene ‘pret à porter’ che estendono l’assortimento all’intimo sono ben accolte da una clientela sempre più interessata a format moderni, esperienziali e con un maggior rapporto qualità prezzo, grazie ad una continua politica promozionale.