Al terzo appuntamento con la passerella milanese (ha debuttato un anno fa con la P/E 2014), Uma Wang mostra un legame sempre più forte con la città. “Penso che per i giovani talenti Milano sia una grossa opportunità – ha detto ai microfoni di PambiancoTv – per questo sono contenta di essere qui. Tanti mi chiedono perché l’ho scelta scartando Londra, Parigi o New York, e io rispondo che qui ci sono tanti servizi, tra cui i fornitori, gli uffici di comunicazione e le fabbriche”.
Non a caso, la stilista di Shanghai produce il 40% in Cina e il 60% in Italia (a Mantova), dove si procura anche i materiali. E proprio dal tessuto è partita la designer, perché “una volta che trovo quello, per me la collezione è già fatta”, svela. In questo caso la scelta è caduta su una combinazione di seta e lino jacquard, poi “distrutto dal tempo da una serie di lavaggi speciali”, spiega la stilista a poche ore dalla sfilata. Ogni capo è diverso dall’altro, ed evoca allo stesso tempo oriente e occidente, a svelare ancora la doppia anima di Uma Wang.