Gap è il primo marchio americano di moda a scrivere sulla sua etichetta “made in Birmania”. Il brand ha infatti iniziato a produrre alcuni capi nei suoi due stabilimenti a Rangoon aperti la scorsa estate, in un Paese colpito da quasi mezzo secolo di dittatura militare, che nel corso degli ultimi anni ha dovuto subire l’acuirsi delle sanzioni internazionali.
L’interesse nei confronti della Birmania si è riacceso alla luce delle riforme economiche e politiche di stampo liberale avviate negli ultimi tre anni, che hanno acceso la speranze di una ripresa dell’economia di uno dei paesi più poveri del mondo, ma ricco di risorse naturali e forte di una popolazione di circa 50 milioni di persone.
L’obiettivo è “contribuire ad accelerare la crescita economica e sociale del Paese”, ha detto Wilma Wallace, responsabile Gap, per creare posti di lavoro e opportunità per gli abitanti del luogo.
Gap, inoltre, ha avviato un progetto in collaborazione con l’agenzia americana per lo sviluppo USAID (United States Agency for International Development) per formare le donne, che rappresentano la maggioranza delle lavoratrici del settore tessile. La partnership prevede che il marchio americano garantisca che entrambi gli impianti rispettino i diritti umani e gli standard internazionali per le condizioni di lavoro.