È passato più di un secolo da quando, nei dintorni di via Orefici, tra il Duomo e Piazza Cordusio, cuore degli affari della città, nascevano le prime botteghe: da “el cervélée dei sciuri” (“il salumiere dei gran signori”, ndr) Peck allo specialista dei marrons glacés Giovanni Galli, dalla pasticceria Passerini alla Pescheria Spadari. Da allora si sono aggiunti marchi gastronomici importanti, tra i quali spiccano la boutique che ha fatto dei macarons una vera e propria istituzione di Francia, la nuova creazione dei fratelli Alemagna, dal nome superlativo Ottimo Massimo, e il ristorante dello chef Carlo Cracco. Luoghi del buongusto che hanno decretato la rinascita della zona e l’hanno resa un vero e proprio tempio dedicato al cibo d’autore.
Dopo un periodo di relativo abbandono del distretto, infatti, è arrivata la definitiva consacrazione di un’area che dovrebbe essere in grado di calamitare, oltre ai tradizionali clienti meneghini, anche un buon flusso turistico, soprattutto in vista di Expo 2015 che, tra l’altro, avrà come tema proprio la nutrizione del pianeta. L’ha capito Svetlana Voloshyna, licenziataria Ladurée per l’Italia, che nel 2010 ha portato i macarons direttamente dagli Champs Élysées a via Spadari.
“Non potevamo fare una scelta diversa – dice l’imprenditrice russa, ma milanese d’adozione – è questo l’angolo gourmand della città, ed è Milano la vera metropoli italiana. Inoltre, il nostro non è solo un prodotto alimentare, ma è intrecciato al mondo della moda, quindi è stato inevitabile partire da qui”.
D’altronde, la vetrina milanese è da sempre un banco di prova importante per chi voglia tastare il polso delle proprie scommesse, come conferma Gabriele Noberasco, vicepresidente dell’omonima azienda della frutta secca, che ha festeggiato i cento anni nel 2008 e che ha scelto proprio questa zona per cominciare, nel settembre dello scorso anno, l’espansione nel retail. “Dopo l’esperienza dello shop-in-shop a La Rinascente – racconta – volevamo dare libero sfogo alla nostra inventiva, farci conoscere su una piazza importante: via Spadari ci è sembrata il luogo ideale. Da allora sono passati solo due mesi, ma la risposta è stata subito molto positiva”.
L’azienda ligure, che ha vissuto una crescita dimensionale importante negli ultimi decenni e che in due anni ha aperto due negozi (il primo, nel 2010, nella città madre Albenga), aveva bisogno di un negozio direttamente gestito per misurare, su un mercato florido, ma allo stesso tempo spietato e molto competitivo come quello milanese, la propria capacità di sviluppo nel retail: “In 100 metri qui c’è tutto: è questa completezza nell’offerta che probabilmente spinge il cliente a ritornare”, continua Noberasco. “Parigi ha Place de la Madeleine, Londra ha Harrods, adesso si può finalmente dire che anche Milano abbia un distretto gastronomico di alto livello”.
Nessuna competizione tra i negozi, dunque, nonostante l’alta concentrazione di insegne in poche centinaia di metri. Anzi, un plauso a chi le ha riempite perché “è meglio un’insegna piena di un’insegna vuota”, afferma Federico Galli, volto della quarta generazione della pasticceria Giovanni Galli che nel lontano 1945 aprì, dopo il negozio di Porta Romana, un punto vendita in via Victor Hugo, divenendo uno dei nomi più famosi grazie ai suoi marrons glacés. “La nostra storia – spiega l’imprenditore – rimane quella di un’azienda nata e cresciuta in famiglia che punta tutto sul prodotto e poco sul marketing”.
Un rispetto della tradizione per cui “i negozi della zona sono molto diversi gli uni dagli altri eppure la varietà sembra essere il fattore che premia sia noi sia i nostri competitor, se di competitor si può parlare: più si è, più la carica magnetica del distretto si afferma”.
Dello stesso parere anche Lino Stoppani, consigliere di amministrazione di Peck, alfiere indiscusso della zona e marchio che da semplice laboratorio si è via via trasformato in pasticceria, gastronomia ed enoteca insieme: “La zona, che un tempo avevamo soprannominato ‘il quartiere Peck’ in virtù dei cinque esercizi che abbiamo gestito in queste vie fino al 1995, è diventata nel tempo un department store a cielo aperto: la varietà è un suo punto di forza, oltre alla qualità che rimane il motivo principale e ciò che si cerca quando si decide di venire qui”.
Il celebre store meneghino, oltre a disporre di 3.300 metri quadrati di prelibatezze, ha da poco dato nuova vita al ristorante Italian Bar di via Cantù, che si affida a orari prolungati, buona cucina e atmosfere design. Peck non è l’unico a puntare sulla ristorazione stellata, come dimostra la presenza, proprio a fianco della pasticceria Galli, del ristorante di Carlo Cracco, volto noto del panorama culinario: “Mi ritengo molto fortunato a essere in un distretto così importante e così vicino a realtà che da molti anni rappresentano l’eccellenza in tutto il mondo”, rivela lo chef vicentino. “Il turismo enogastronomico è una dimensione viva a tutti gli effetti, anzi, sempre più persone dedicano i propri viaggi al mangiare e al bere bene: il gusto guida i percorsi turistici come fosse una bussola, ed è giusto che ci siano luoghi pronti ad incontrare queste aspettative”.
Le coordinate di via Spadari, via Cantù e via Hugo (senza dimenticare che, se si attraversa via Torino, in via Speronari, hanno dimora Princi e Panarello, specialisti della panetteria e della pasticceria) sembrano essere ben conosciute dalle buone forchette di tutto il mondo. Tra i frequentatori dei locali, infatti, non più artisti e letterati a incontrarsi nei retrobottega come nel XX secolo – si pensi a Gabriele D’Annunzio che da Peck aveva fondato un circolo, lo “Sbafing club”, dalle finalità tutt’altro che intellettuali – ma una clientela milanese affezionata e quasi “conservatrice” (“i nostri clienti ci hanno chiesto di tornare alle prime scatole e alla grafica di un tempo, ormai si erano affezionati”, confessa Galli) e numerosi turisti, soprattutto giapponesi, che hanno una cultura del cibo, seppur diversa, attenta e raffinata proprio come in Italia.
Il “Quadrilatero del gusto”, infatti, si rivela non solo una meta di prossimità, ma un indirizzo ormai inserito a pieno titolo nella sezione “palati a cinque stelle” delle guide turistiche.
Non a caso, i marchi storici dell’alimentare di fascia alta sembrano puntare proprio sull’estero: in Giappone, Peck ha dato vita a 11 punti vendita negli store Takashimaya (oltre ad aver aperto un negozio e un ristorante con Armani a Dubai) e la stessa Giovanni Galli collabora con svariati grandi magazzini giapponesi in occasione di eventi particolari. Il focus, per ora, rimane comunque in larga parte sul nuovo distretto milanese del food. E chissà che, nel frattempo, nuovi nomi non si facciano avanti per guadagnarsi un posto all’ombra della Madonnina: sarebbe sicuramente un colpo da “maestri” del gusto.