A Milano sfila il ‘green a porter’. A due settimane dall’appuntamento con la Milano Fashion Week maschile, a Palazzo Reale di Milano è andata in scena venerdì una sfilata sostenibile. Il defilè è stato organizzato in coda al dibattito sul consumo sostenibile promosso dal commissario europeo per l’azione per il clima Connie Hadegaard, la quale ha incontrato esponenti dell’industria del fashion, oltre che produttori di detergenti e di elettrodomestici, per esplorare le strade per una moda più responsabile nel suo intero ciclo di vita, dalla produzione fino al consumatore.
Durante il dibattito è emersa l’urgenza che nasce sulle passerelle, perché ogni anno vengono prodotti nel mondo circa 80 miliardi di capi di abbigliamento, con 25 kg di Co2 emessi per ogni chilogrammo di abiti nuovi.
È per questo che diventa necessario agire in tutti i campi per la tutela dell’ambiente, “dalla mobilità alle infrastrutture -ha osservato il commissario- ma anche nel business della moda, che deve impegnarsi per una produzione più pulita”.
A sostenere la stessa tesi c’erano, tra gli altri, anche il responsabile generale di PUMA SAFE Supply Chain Reiner Hengstmann e Rossella Ravagli, manager CSR e sostenibilità di Gucci, che ha sottolineato l’importanza di “informare i clienti sul percorso degli abiti che indossano: da dove viene il materiale, in che Paesi produciamo e quanto incidiamo sull’ambiente”.
In passerella Alex Dunstan e altri modelli hanno indossato esempi di moda responsabile delle iniziative di moda ‘green’ NICE (Nordic Initiative Clean & Ethical) e di C.L.A.S.S. (Creativity Lifestyle and Sustainable Synergy), con i lavori, tra gli altri, di H&M, BIONEUMA (lana bio e cotone organico) Illogique (cardato rigenerato) e di Silenzio Stampa, con gli abiti scultura di Alice Visin.