Il Gruppo Salvatore Ferragamo incrementerà i prezzi in Europa di un valore “low-single digit”. Lo ha comunicato l’AD Michele Norsa in un’intervista al Financial Times, seguendo così le orme di altri operatori del lusso. Nei mesi scorsi, Prada aveva alzato i listini in tutta Europa così come la maison Louis Vuitton, che aveva incrementato i prezzi dell’8 per cento.
La decisione di Ferragamo è significativa di quanto le strategie del lusso siano condizionate dall’equilibrio tra i mercati occidentali e orientali, e dal legame turistico tra le due aree. Il gruppo fiorentino ha uno dei network monomarca più estesi e consolidati di tutta l’Asia, in particolare in Cina. E con la recente operazione, che l’ha portata a incrementare la propria partecipazione, dal 50% al 75%, nelle società distributive operanti nel mercato strategico della Greater China, l’azienda – già presente con oltre 100 punti vendita monomarca in Cina, Hong Kong, Taiwan e Macao – ha comunicato in una nota di aver “rinnovato gli accordi di distribuzione fino al 31 dicembre 2019”, presumibilmente con l’obiettivo di sviluppare ulteriormente la propria presenza retail in mercati sempre più strategici. Nei primi nove mesi del 2012, l’area Asia Pacifico si era riconferma il primo mercato in termini di ricavi, con un fatturato di 297 milioni di euro (pari al 35,6% del totale), in crescita del 19,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I negozi diretti nell’area avevano messo a segno un incremento delle vendite di circa il 20% rispetto all’analogo periodo del 2011, con una performance in crescita di oltre il 30% del mercato cinese.
Il punto è che, sempre sui nove mesi, era stata significativa anche la crescita dell’area Europa (+22,6%), e questo proprio “a conferma della forza del marchio Ferragamo e delle sua capacità di intercettare i flussi turistici globali”. L’effetto “travaso” dei turisti cinesi, in qualche modo, lo ha ammesso lo stesso Norsa in una recente intervista al FT. In Cina, ha spiegato, il trend delle vendite retail nel terzo trimestre era cresciuto del 7,7%, a ritmo più contenuto su base anno su anno, mentre in Europa e Usa la crescita delle vendite si era attestata rispettivamente al 16% e 13 per cento. E proprio grazie ai turisti.
Da qui, la risposta di Ferragamo, e delle altre griffe, per tentare di inserirsi nell’arbitraggio dello shopping al di qua della grande muraglia. In Cina, i prezzi dei beni di lusso sono, in media, più cari del 20% che in Europa a causa delle tasse. Inoltre, i cinesi grazie al servizio del tax free in Europa possono arrivare a risparmiare fino al 30 per cento. Un gap che, evidentemente, consente ai gruppi di rivedere al rialzo i listini nel Vecchio continente.