“Non dobbiamo regalare a nessuno il valore del made in Italy”, è perentorio Diego Della Valle quando parla della risorsa più importante del nostro Paese. Infatti il valore del made in Italy è fuori discussione, sottolinea l’imprenditore, ma bisogna stare attenti a che i clienti non si disaffezionino a forza di sentirsi parlare di made in Italy quando invece metà o gran parte del prodotto che acquistano è stato fatto in Cina piuttosto che nel Far East.
Come insomma è emerso dai dibattiti in corso al Convegno di oggi del Gruppo 24 Ore bisogna parlare chiaro, e Della Valle non si risparmia neanche sull’acquisizione di marchi italiani da parte di grandi gruppi stranieri. “Ogni marchio ha una storia diversa, non bisogna generalizzare. Essere prede o predatori bisogna lasciarlo decidere al mercato, Lvmh ha pagato Bulgari il 60% in più del valore della Borsa e non mi sembra che sia andata male, perciò direi che è l’ora di finirla con queste stupidaggini sull’italianità”. Per tutte quelle aziende invece che non sono nelle mire dei grandi gruppi l’unica soluzione sia per Diego Della Valle che per Renzo Rosso è fare sistema. “Quando sei piccolo hai molte più possibilità di crescere alleandoti con qualcun altro, perché se devi presentarti ad un buyer piuttosto che ad un department store da solo spesso non vieni neanche ricevuto” afferma Renzo Rosso. “E a maggior ragione se si vuole approdare in Paesi come la grande Cina l’unico modo è cercare dei partner che facciano da traino”. Ci sono poi altre realtà, come ad esempio il Gruppo Tod’s, che esulano da tutto ciò e che dovrebbero perseguire una terza via. “Per le aziende come la mia o quella di Renzo Rosso – continua Della Valle –, a cui non interessa fare altre acquisizioni o quotarci in Borsa la strada da seguire è quella di crescere con le linee interne”.