L'incertezza è ciò che meglio esprime lo stato d'animo prevalente tra gli imprenditori del sistema moda in questo momento. C'è la crisi finanziaria negli Stati Uniti («Assolutamente imprevedibile» sostiene Gaetano Miccichè di Intesa Sanpaolo), il prezzo del petrolio che si impenna, ma c'è soprattutto il dollaro debole che preoccupa. «Si dice che tutto va abbastanza bene, spiega Mario Boselli (nella foto), presidente della Camera nazionale della moda ma si dimentica che i listini sono stati fatti al cambio euro-dollaro di 1,31 e che i prossimi dovremo farli a 1,45!
E poi legate al dollaro ci sono molte valute del Far East, e questo fa malissimo al nostro import. Già quest'anno la stima di un saldo positivo di 16,26 miliardi di euro potrebbe essere rivista al ribasso. «Certo, conclude Boselli, il fatturato delle imprese nel 2007 salirà del 2,9%, il lusso crescerà ancora, ma stando così le cose qualcuno soffrirà molto». Tanto più che, secondo un'elaborazione della Camera della moda («per quanto grezza» dice il presidente), con il cambio a 1,47 nel 2008 l'export calerà del 7% e se nel 2009 si arriverà a 1,55 il crollo sarà del 9,2%.
Lo scenario del sistema moda comunque parte da premesse positive, come è emerso ieri nel corso del convegno su “Scenari futuri della Moda e del Lusso“, organizzato da Pambianco Strategie di Impresa. La ripresa iniziata l'anno scorso è continuata, ha spiegato Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo, e per la prima volta da molti anni nell'abbigliamento è cresciuta anche la produzione.
è aumentata la redditività, in particolare nella aziende di maggiori dimensioni, come dimostra una ricerca realizzata da Pambianco su un campione di 557 imprese italiane: nel 2006 l'ebitda medio per le aziende più piccole è stato del 7,3�% mentre per le più grandi ha sfiorato il 18%.
La chiave di volta della crescita è l'export, in forte recupero nel 2006 e 2007, con un miglioramento del saldo commerciale. La Russia (+25%) è ormai diventata una destinazione chiave per il made in Italy, sottolinea ancora De Felice, mentre i Paesi Opec stanno aumentando il proprio ruolo, anche se partono da un peso assai ridotto. Persino il mercato tedesco, dopo anni di debolezza, ha ripreso a crescere. E gli Stati Uniti? Rientrano nella grande incertezza: le vendite nei primi sette mesi dell'anno hanno tenuto, ma per quanto? «è previsto un rallentamento della crescita dei consumi», sostiene De Felice. Poi spiega: «Il ciclo economico mondiale è in rallentamento: solo Cina e India sono in controtendenza».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 14/11/07 a cura di Pambianconews