Per gli occhiali di Leonardo Del Vecchio la nuova America parla cinese. Dopo anni di acquisizioni e crescita negli Stati Uniti, ora Luxottica punta sul Dragone. E dopo 10 anni «di scuola» con due impianti di produzione a Dongguan nella regione del Guangdong (nel Sud della Cina), il gruppo milanese ha celebrato la decade lanciando obiettivi più che ambiziosi: dai 75 milioni di fatturato attuali una stima di 100 milioni per il 2008 e l'apertura di mille negozi nei prossimi cinque anni (266 a oggi).
«Siamo in Cina per investirci, per rimanerci, per crescere», ha detto Andrea Guerra (nella foto), l'amministratore delegato di Luxottica. «I primi dieci anni sono stati una scuola, ora qui vogliamo espanderci, avere radici profonde, vogliamo sentirci a casa perché è un grande Paese con grandissime opportunità e noi dobbiamo giocarcele tutte».
Il mercato cinese rimane ancora piccolo, ha le dimensioni di quello spagnolo ma per Luxottica rappresenta una crescita a ritmi del 15-20% all'anno. Dagli inizi del 2006 a oggi sono state fatte quattro acquisizioni di catene retail, la maggior parte di negozi sono integrati sotto il marchio LensCrafters. «I negozi già guadagnano, l'azienda ancora no perché facciamo tanta pubblicità, nel 2008 contiamo di raggiungere il breakeven», ha spiegato Guerra. Non senza l'impiego costante di risorse. Negli ultimi tre anni Luxottica ha investito 100 milioni tra produzione e acquisto di negozi e conta di investire altri 15 milioni all'anno nei prossimi tre. Senza abbandonare le radici italiane e la difesa del made in Italy.
Con un giro d'affari di 5 miliardi di euro e un portafoglio marchi che va da Ray-Ban a Persol e Vogue (senza parlare delle licenze che includono Bulgari, Chanel, Dolce & Gabbana e Ralph Lauren), Luxottica investe nella Terra di Mezzo pensando non solo alla produzione ma anche a un mercato che nei prossimi dieci anni diventerà per l'occhialeria uno dei tre più importanti al mondo, che cresce a un ritmo accelerato e dove ha già posizionato i suoi negozi nelle tre città più grandi: Pechino, Shangai e Hong Kong, oltre che a Canton.
Estratto da Corriere della Sera del 13/11/07 a cura di Pambianconews