Nonostante i conti del terzo trimestre abbiano battuto le attese del mercato, gli analisti di Credit Suisse restano cauti sul futuro di Puma. Il gruppo tedesco di abbigliamento sportivo, controllato per il 62% dalla francese Ppr, sembra destinato, secondo gli analisti, a subire il peso di un rallentamento delle vendite all'ingrosso oltre che del forte deprezzamento del dollaro.
A fine 2007 il fatturato totale del gruppo si attesterà a 2,3 miliardi dai 2,4 miliardi calcolati nell'ultimo studio sulla società. Riviste al ribasso del 10,2 e 17,8% le previsioni, sempre per quest'anno, dei, ebit e dell' utile per azione, attesi rispettivamente a 352 milioni di euro e 15 9 euro.
Anche per il titolo che, Credit Suisse giudica “il più attraente nel suo comparto”, le prospettive risultano un po' meno brillanti. La casa d'affari ha tagliato il prezzo obiettivo sulle azioni da 370,31 a 352 euro, un valore che comunque implica un apprezzamento del 20% circa rispetto ai prezzi attuali.
“La conferma che – fanno notare gli analisti – anche per il management difficilmente le quotazioni di Puma faranno scintille arriva dall'assenza negli ultimi mesi di un piano di riacquisto di azioni proprie”.
Nel terzo trimestre dell'anno corrente, il numero due in Europa nell'abbigliamento sportivo dopo Adidas ha visto gli utili netti salire del 2,3% a 89,1 milioni di euro, un valore leggermente superiore a quello atteso dal consensus di mercato. A sostenete la crescita è stato il piano di espansione dei punti vendita a marchio proprio, più redditizi rispetto al canale retail.
Nonostante il terzo trimestre abbia accusato un calo del fatturato (-4,1 % a 670 milioni di euro), a causa soprattutto della flessione delle vendite nel mercato statunitense, i vertici della società hanno ribadito per fine anno una crescita a una cifra per il giro d'affari.
(Nella foto Jochen Zeitz, Presidente di Puma).
Estratto da Affari&Finanza del 12/11/07 a cura di Pambianconews