L'export di pelletteria mette a segno una performance a due cifre, trainato soprattutto da borse e valigie: nei primi cinque mesi dell'anno balza a 1,3 miliardi, con un incremento del 16,5 per cento. Quasi il doppio dell'import che si ferma a 645 milioni. Alla fine il saldo commerciale sfiora i 650 milioni. Un dato che tiene a galla l'industria pellettiera italiana che da qualche anno non può contare su una crescita reale del mercato domestico.
Il trend dell'export deve aver trovato conferma anche nei dati Istat di giugno che segnalano per il settore del cuoio (comprende concia, pelletteria e calzature) un saldo commerciale superiore ai 3 miliardi, che assume un significato particolare nell'ambito del mercato Ue: l'incremento dell'export è di quasi il 6% mentre l'import scivola di oltre il 10. A trainare l'export sono soprattutto le borse che rappresentano circa il 70% del totale. Ma anche valigie e cinture danno segni di grande vitalità.
Come spiegare questo rapido recupero di competitività delle nostre imprese? «In realtà, spiega Fabrizio Solè, vice direttore di Aimpes, l'associazione pellettieri italiani, i primi segnali si sono avvertiti nel 2005 ma poi il cambio di mentalità degli imprenditori è stato sorprendente. Il periodo grigio ha però messo fuori mercato le aziende marginali mentre sono sopravvissute soltanto quelle più robuste, che sono state comunque costrette a un processo di upgrading, cioè a un miglioramento qualitativo e creativo del prodotto».
Attenzione però, avvertono gli operatori: la pelletteria italiana non è popolata da tanti Gucci e Prada, ma da tantissime piccole e medie aziende, alcune delle quali investono nei marchi propri (senza trascurare le licenze) e nella costruzione di network commerciali.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 10/09/07 a cura di Pambianconews