Aveva visto lontano Achille Maramotti, il fondatore dell'impero Max Mara (scomparso due anni fa), quando nel 1957, acquistò il suo primo negozio. E non solo perché aprì la strada dei flag store nella moda, seguita poi dalla maggior parte dei concorrenti. Oggi il gruppo di Reggio Emilia (nato nel 1951), uno dei principali marchi internazionali del lusso, di negozi ne ha 2.000, sparsi in oltre 90 Paesi. Ed è proprio la rete distributiva il suo punto di forza attraverso la quale miete successi e soprattutto guadagni.
Dopo alcuni anni in cui segnava il passo, la griffe in mano alla seconda generazione, i tre fratelli Ignazio (presidente), Luigi (vicepresidente, nella foto) e Maria Ludovica (consigliere), è tornata a far volare la redditività. Secondo Il Sole 24 Ore Radiocor, nel 2006 Max Mara fashion group (la capogruppo) ha raddoppiato i profitti e sta ancora crescendo nel 2007. Dal bilancio consolidato risulta un utile netto di 83,11 milioni contro i 44,8 del 2005. Mentre il giro d'affari registra un incremento del 20% a quota 1,2 miliardi e l'ebidta balza da 50 milioni a 233.
E per il presidente Ignazio Maramotti i buoni risultati deriverebbero proprio «dalle scelte strategiche operate dal gruppo relativamente al potenziamento della catena distributiva» grazie alle quali per il 2007 si guarda a un'ulteriore crescita dei volumi. Nel 2006 la casa emiliana ha investito circa 29,3 milioni nella struttura distributiva di cui 8,9 milioni in immobili commerciali.
Estratto da Corriere della Sera del 28/08/07 a cura di Pambianconews