Quando è entrato la prima volta nel laboratorio della storica calzoleria romana Gatto, in via Salandra, la vista delle forme dei piedi di Galeazzo Ciano, di Onassis, dei Kennedy, di Pier Paolo Pasolini, lo ha quasi commosso. Perché per Silvano Lattanzi, l'artista marchigiano delle calzature, quella era l'insegna di un luogo simbolo dell'artigianato elitario delle scarpe, ma soprattutto un pezzo di storia romana, dal Trentennio fascista alla Dolce vita.
In questa boutique della calzatura, che Lattanzi ha appena acquistato, ogni anno si realizzano solo 350 paia di scarpe, rigorosamente su misura. Una filosofia che ha conquistato da subito l'imprenditore di Casette D'Ete, cresciuto proprio alla scuola dei vecchi calzolai romani e milanesi, e che si è coniugata con l'interesse per il settore del lusso.
«L'insieme di artigianalità e gusto internazionale è quello che, paradossalmente, rende il made in Italy più apprezzato all'estero che nella penisola», commenta a proposito di un marchio di garanzia ormai abusato, del quale l'ultimo calzolaio, come si definisce, e pochi altri possono ancora fregiarsi. Dal 1971, anno in cui creò Zintala, la sua piccola azienda artigianale a Casette D'Ete, nelle Marche, annovera tra i suoi clienti personaggi importanti: dagli attori hollywoodiani ai finanzieri di Wall Street.
Lattanzi oggi è anche in Cina, dove lo scorso gennaio ha inaugurato un monomarca in un centro commerciale di Hangzhou, la Portofino d'Oriente. «Non sono tra quelli che si schierano contro le importazioni dalla Cina», spiega. «Sono convinto che si debba puntare sulla qualità e che si possano produrre calzature di lusso anche lì».
La griffe è stata collocata da Pambianco in cima alla graduatoria per il posizionamento competitivo. Del resto, ancora oggi l'artigiano crea le scarpe nel suo laboratorio, a mano, assistito da abilissimi collaboratori formati da lui, compreso il figlio venticinquenne.
Estratto da Class del 5/05/06 a cura di Pambianconews