I filati rischiano di restare prigionieri della metafora della tela di Penelope che di giorno disfaceva ciò che la notte creava. Ancora una volta, il settore è costretto a cancellare le aspettative di un risveglio costruite nel corso dell'anno per ricominciare a sperare nell'inizio dell'esercizio successivo. Lo mette nero su bianco la società di consulenza milanese Pambianco Strategie di Impresa, nell'ultima analisi dei bilanci delle aziende di filati.
Lo studio considera un campione rappresentativo di 56 gruppi del made in Italy e ne aggrega i dati contabili alla fine del 2004. Niente di buono. E anche «per il 2005 si prevede un giro d'affari aggregato del campione in linea con quello del 2004, spiega Carlo Pambianco, anche se con un utile netto attorno al pareggio». E va già bene così. La conferma delle performance dei 12 mesi precedenti, accompagnata da un conto economico senza perdite, è già un passo avanti per le aziende leader del comparto.
Perciò, a Penelope non resta che ricominciare daccapo e puntare sul 2006. «Un esercizio, riprende Pambianco, che dovrebbe registrare un miglioramento, anche se lieve, sia del fatturato sia della redditività». Ma per capire il futuro, sempre per rimanere nei motti degli antichi, occorre guardare al passato. E dall'analisi di Pambianco emergono i nodi che hanno incatenato la filatura italiana dopo il giro di boa del millennio. In particolare, «la patrimonializzazione delle aziende continua a essere modesta, spiega il consulente milanese, anche se nel 2004 è aumentata dopo qualche operazione di ricapitalizzazione. Il rapporto tra patrimonio netto e capitale investito è leggermente salito al 33,3 per cento». Ma non è certo sufficiente. «Un buon rapporto, chiarisce Pambianco, dovrebbe aggirarsi attorno al 50%».
La forza del made in Italy resta evidente dal successo che Pitti continua a riscuotere quale centro stilistico mondiale. Insomma, la forza delle passerelle italiane parte dai settori a monte della filiera, tessuti e filati in testa. Basta dare una scorsa ai testi diffusi sul concept 2006: “Si delinea un guardaroba che lontano da effetti scenografici ricerca un nuovo concetto di eleganza. Basico e classico il prologo di un percorso che attraversa l'idea di naturale, la necessità assoluta di leggerezza, il desiderio di performance e surplus tecnologico, l'importanza del colore che evidenzia la struttura tridimensionale, la brillantezza serica”. Evidentemente, per gli addetti ai lavori ha un preciso significato. Almeno fino a oggi.
Estratto da Finanza&Mercati del 4/02/06 a cura di Pambianconews